Nessuna colata di cemento sulla Maza

Pacher fuga i timori di Civettini e dei cittadini che lo avevano informato


Daniela Ricci


ARCO. Asportare i rifiuti della parte più vecchia della discarica? Un'ipotesi che la Provincia per ora non prende neanche in considerazione, impegnata com'è nelle indagini ambientali al termine delle quali si avrà un'idea precisa dell'ambiente interno, esterno e sottostante della Maza. Il piano di bonifica del lotto originario comunque prevede ancora la copertura dello stesso. Ma non con il cemento, come crede Claudio Civettini.

Il consigliere provinciale leghista - al quale è finalmente giunta la risposta dell'assessore Alberto Pacher ad una sua interrogazione presentata a metà marzo - aveva preso per buone tutte le affermazioni contenute in una lettera firmata all'epoca da un gruppo di cittadini arcensi, i quali, preoccupati degli sversamenti di percolato dell'inverno 2009 e dell'autunno 2010 e del conseguente inquinamento della falda acquifera, appunto paventavano un "cappello di cemento" sopra "l'inferno della Maza".

In realtà, spiega Pacher, «l'intervento, programmato per il solo primo lotto della discarica oggi esaurito, non prevede la stesa di conglomerati cementizi, bensì la realizzazione di una struttura multistrato». Lo strato superficiale sarà di terreno vegetale in modo da permettere lo sviluppo di piante che assicureranno ripristino ambientale, protezione adeguata contro l'erosione e protezione delle barriere sottostanti. Sotto questo primo strato ce ne saranno altri quattro allo scopo di garantire il drenaggio delle acque meteoriche e dei gas; in mezzo a uno di questi sarà inserito «un rivestimento impermeabile superficiale per gli impianti di discarica di rifiuti pericolosi».

Il "capping" delle discariche esaurite è previsto dalla normativa di settore (il decreto legislativo numero 36 del 2003) che attua una direttiva comunitaria del 1999. Detto questo, Pacher scrive che «non è possibile, in assenza di informazioni quali la volumetria totale dei rifiuti nel primo lotto di discarica e la disponibilità e posizione di un eventuale sito di destinazione degli stessi, effettuare una stima minimamente attendibile in merito ad una ipotizzata asportazione dei rifiuti».

Nella prima parte della risposta a Claudio Civettini l'assessore riferisce del «processo di caratterizzazione dell'area» della Maza che deve ancora essere completato. Si tratta di studi idrogeologici e idrogeochimici, monitoraggi e sondaggi della falda esterna e interna alla discarica che vengono effettuati, dalla Provincia o dalla Comunità di Valle, per conoscere la situazione, verificare lo stato di contaminazione e controllarne l'evoluzione. Sono state eseguite anche indagini geofisiche per ricostruire la forma del fondo del primo lotto e le caratteristiche tridimensionali dell'ammasso di rifiuti e, a cura della Fondazione Mach, tra i mesi di giugno e luglio scorsi, misure respirometriche sull'attività batterica per valutare se il processo di mineralizzazione dei rifiuti si è concluso. Quelli più profondi (oltre i primi sette metri dalla superficie) lo sono completamente.













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