Malgara: operai incatenati ai cancelli

Ancora sciopero e le opposizioni attaccano Olivi. Che replica: «E’ una azienda in salute, pagare gli stipendi è dovere suo»



ROVERETO. Lo sciopero alla Malgara Chiari e Forti di Borghetto prosegue, con l’adesione pressochè totale dei dipendenti. Per nulla convinti nè tantomeno soddisfatti dall’impegno che l’azienda si è presa incontrando l’assessore Alessandro Olivi di pagare subito il saldo delle competenze di aprile ed entro il 5 luglio lo stipendio di maggio. Il problema sono i ritardi sistematici nel pagamento degli stipendi, e una soluzione «tampone» (e sulla parola) ai lavoratori non basta più.

In questo contesto sindacato (il segretario Uila Uil Giovanni Galluccio) e politica (Giorgio Leonardi per il Pdl; Maurizio Fugatti per la Lega Nord) tirano per la giacca proprio la Provincia ed Alessandro Olivi. Chiedendogli di farsi carico (a spese pubbliche) degli stipendi dei lavoratori Malgara. E criticando l’inerzia con cui starebbe affrontando quella che per il centinaio di dipendenti e relative famiglie è una vera emergenza. Oltre a bocciare - ma le elezioni si avvicinano per tutti - l’intera politica industriale provinciale e quella di Olivi (probabilissimo candidato alla presidenza per il centrosinistra) in particolare.

«Non buttiamo in politica una vicenda delicata come quella della Malgara - è la prima risposta di Olivi - perché strumentalizzare quelli che sono problemi oggettivi e gravi per lavoratori e famiglie non è serio. Quindi ragioniamo sul concreto del caso Malgara. Che non ha nulla in comune con i molti altri casi in cui la Provincia è intervenuta a sostegno delle imprese o del reddito dei lavoratori».

«La Malgara - spiega Olivi - non è un’azienda alle prese con problemi di mercato. Da gennaio ad oggi ha aumentato il fatturato del 10 per cento e non ha mai chiesto riduzioni di personale o cassa integrazione. Ha mercato e commesse. Ma non paga con regolarità i propri dipendenti. Che per una azienda significa venire meno al proprio primo dovere, etico e contrattuale. Questo, diciamolo pure, avviene per una cattiva organizzazione aziendale: c’è una difficoltà che è tutta e solo di liquidità. Da parte di un’azienda che non ha investito nulla in innovazione a Borghetto e che nulla ha chiesto alla Provincia per farlo. In altre parole, una azienda che non stretto alcun accordo con noi e sulla quale le nostre possibilità di persuasione sono praticamente nulle».

Ma il sindacato (e le opposizioni) chiedono un intervento a sostegno dei redditi dei lavoratori, non dell’azienda. «Anche per questo ci sono dei criteri. Lo abbiamo fatto, ma sempre di fronte a situazioni di aziende ormai finite: in liquidazione o avviate verso procedure concorsuali. Contesti in cui non c’erano gli stipendi ma nemmeno una azienda che potesse pagarli. La Malgara non è in queste condizioni: è una azienda in salute. Una situazione che non giustifica in alcun modo un sostegno pubblico. E’ la Malgara a doversi assumere le proprie responsabilità. In caso contrario ogni azienda del Trentino potrebbe chiederci di pagarle i dipendenti». (l.m)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano