Lavoro, giro di vite anche sui benefici

La Provincia recepisce il decreto Poletti che esclude gli studi professionali. Ma si sblocca lo stallo: 3,5 milioni a disposizione


di Chiara Bert


TRENTO. Proprio mentre la Provincia stanzia 28 milioni di euro per il «nuovo» reddito di attivazione, che consentirà ai disoccupati trentini di un sostegno più lungo rispetto a quello previsto a livello nazionale, scatta però la stretta del governo sulla cassa integrazione in deroga, prevista dal decreto Poletti che si applica anche alle Province autonome: dai benefici sono escluse le realtà che non sono qualificate come “imprese”, l’esempio tipico è quello degli studi professionali, ma rientrano anche le associazioni. La segretaria di uno studio di architettura in crisi di mercato, per citare un caso, non avrà diritto alla cassa in deroga.

Un’altra novità del decreto riguarda il requisito dell’anzianità lavorativa: fino a oggi per accedere alla cassa in deroga erano richiesti 90 giorni, che il decreto ha innalzato a 8 mesi per il 2014 che diventeranno 12 nel 2015. Regole che hanno come obiettivo quello di restringere la platea dei beneficiari e disincentivare il ricorso agli strumenti in deroga.

Oggi, accanto alla delibera che dà il via libera al reddito di attivazione, la giunta sottoscriverà anche un accordo con le parti sociali per la nuova regolamentazione della deroga. Un atto che sblocca lo stallo in atto dal 4 agosto, data di entrata in vigore del decreto Poletti e dalla quale l’Agenzia del lavoro non ha più rilasciato autorizzazioni per gli accordi aziendali di cassa integrazione.

Oltre ai requisiti di accesso, la stretta ministeriale anche la durata dei benefici, ma su questo fronte il Trentino si era già mosso per tempo: la cassa in deroga non potrà superare le 400 ore all’anno per lavoratore e la mobilità in deroga potrà durare al massimo 6 mesi. Con i 2,3 milioni di euro aggiuntivi concessi al Trentino dal governo per il 2014, la Provincia - spiega l’assessore al lavoro Alessandro Olivi - può contare su un tesoretto di 3,5 milioni con cui «riusciremo a soddisfare tutti i lavoratori che faranno richiesta».

Olivi resta però scettico sulla norma che esclude alcune categorie: «Si introduce un’iniquità tra i lavoratori e si vanno a colpire realtà, come gli studi dei liberi professionisti, particolarmente colpite dalla crisi». Alcune Regioni hanno già annunciato l’intenzione di impugnare la norma. Per ora la Provincia si adeguerà, «ma in prospettiva, con l’Aspi a regime - spiega l’assessore - la nostra delega in materia di ammortizzatori potrebbe consentirci qualche margine di flessibilità».

Nel «pacchetto» di misure sul lavoro la giunta approverà oggi ci sono anche delle norme per semplificare l’accesso all’apprendistato di primo livello, quello che consente di ottenere la qualifica o il diploma professionale: basterà un anno di apprendistato, e non più due, per conseguire il diploma, e il piano formativo sarà deciso in accordo tra azienda e centro professionale. Una novità che dovrebbe rendere più appetibile lo strumento alle imprese, sul modello tedesco, alla vigilia del bando all’interno del progetto «Garanzia Giovani» per i giovani tra i 15 e i 29 anni.

Intanto, con il via libera oggi al reddito di attivazione, si allunga il periodo di godimento sia dell'Aspi, anticipando così l'entrata a regime della riforma Fornero, sia della mini Aspi, provvedimento quest’ultimo pensato appositamente per tutelare i lavoratori precari e discontinui. La Provincia ha garantito per il triennio 2014-2016 un impegno finanziario di circa 28 milioni di euro che consentiranno di sostenere circa 36 mila soggetti disoccupati.

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