La scure di Monti anche sui Comuni

Un miliardo di euro dai municipi delle autonomie. Simoni: "Situazione allarmante"


Robert Tosin


TRENTO. Oggi il presidente del consiglio Mario Monti svelerà ai governatori la drammatica sentenza. E finalmente si saprà a quali vette è arrivato il valore della manovra che ogni giorno acquista consistenza. Per il momento si è arrivati a 25 miliardi tra tagli, aumenti di tasse e investimenti per lo sviluppo. E se Dellai è preoccupato, i Comuni sono nel panico più totale.

Le anticipazioni annunciano per gli enti locali delle Regioni e Province autonome un salasso di 1 miliardo di euro. Se pensiamo ad un sindaco Andreatta disperato perché ancora non ha trovato i soldi per far fronte alla manovra di agosto, figurarsi ora che dovrà di nuovo raschiare il fondo del barile.

Il presidente dei sindaci, Simoni, non s'azzarda a dire una parola di speranza, visto che le prospettive sono nerissime. «Sì, sì ho letto le anticipazioni. E che devo dire? Non ho proprio la minima idea di dove andremo a recuperare questi altri soldi. Grasso che cola? Macché, non è rimasto proprio più nulla. L'impressione ormai è una certezza: la situazione è più grave del previsto».

E' certo che Monti non guarderà in faccia nessuno e lo Statuto d'autonomia sarà un leggerissimo velo che non nasconderà il Trentino dalla scure statale. Il contributo chiesto agli enti speciali dovrebbe aggirarsi tra i 4 o i 5 miliardi di euro. Uno di questi sarà richiesto ai Comuni con un patto di stabilità da paura. «Dovremo rivedere tutto e capire esattamente che cosa ci viene chiesto - spiega un Marino Simoni molto preoccupato - e solo con i conti in mano potremo valutare quali provvedimenti adottare. Non sappiamo più quali idee escogitare a questo punto perché davvero la situazione è molto difficile».

Poco entusiasmo da parte di Simoni anche per la possibilità, anzi, la certezza di un ripristino dell'Ici sulla prima casa e un aumento considerevole sulle seconde case. «Bah, per i Comuni cambierà poco o nulla perché l'aumento del gettito di questa imposta sarà vanificato dai minori trasferimenti provinciali, quindi alla fine non si tradurrà in un grande incremento di risorse. Il grande problema è la continua incertezza che impedisce ai Comuni una programmazione almeno quinquennale sulla base del mandato del sindaco.

Oggi dobbiamo fare i conti ripetutamente con interventi di tagli e aggiustamenti per cui siamo in grossa difficoltà a chiudere i conti e dare continuità all'attività amministrativa». Difficoltà che gli enti locali stanno pagando proprio in questi giorni di stesura del bilancio. Tendenzialmente ogni amministrazione si lascia un margine di manovra attraverso una elasticità del documento contabile in modo da poter intervenire senza traumi su servizi e investimenti.

E' la stessa cosa che ha fatto la Provincia che oggi potrebbe trovarsi, sul tavolo di palazzo Chigi, un conto di 500 milioni di euro come patto di stabilità da garantire. Non sarà necessario intervenire sulla finanziaria attesa in aula lunedì prossimo per l'avvio del dibattito, ma è ovvio che i conti andranno rimodulati in modo da assorbire questo nuovo paletto attraverso un sistema modulare dei pagamenti e degli investimenti spalmati nel tempo.













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