La fiaba dell’appartenenza Bimbi in gita all’Anagrafe

I piccoli alunni ospiti degli uffici di piazza Fiera, dall’assessore Tomasi, per vedere le sedie dove mamma e papà scelsero il loro nome e scoprire la «propria pagina»


di Luca Marognoli


TRENTO. Anche una visita all’Anagrafe, tra scartoffie e faldoni, può essere un viaggio bellissimo. Se si hanno 7 anni, oppure 10. E se quella “gita scolastica” si trasforma in un’esperienza che racconta cosa significa essere diventati dei cittadini e appartenere a una comunità.

L'emozione raggiunge l'apice quando al bimbo vengono mostrate le sedie dove i loro genitori comunicarono all’ufficiale di Stato civile il suo nome. E il sentimento si trasforma in stupore scoprendo che c’è una pagina intera dedicata a lui, dove vengono annotati l’identità prima, l’atto di matrimonio se e quando si sposerà e il certificato di morte (che arriverà per tutti, anche se l’esperienza non è così interattiva da poterlo vedere in anteprima). Poi c’è la curiosità e la domanda che arriva puntuale: «Ma lì c’è scritta anche l’ora in cui sono nato io?». Certo, basta chiedere per saperlo (e poterlo raccontare poi - fieri - ad amici, mamma e papà).

Quello lanciato dal Comune di Trento si chiama “Percorso dell’appartenenza”, una sorta di fiaba che fa conoscere ai più piccoli i segreti di un luogo sconosciuto, l’Anagrafe di piazza Fiera. «Spesso capitava che i bambini, accompagnati dai genitori, ci chiedessero cosa ci facesse tutta quella gente», spiega l’assessore competente, Renato Tomasi. «Noi spiegavamo che lì si va a chiedere la carta d’identità, a cosa serve e raccontavamo che tutte le persone passate da Trento dal 1926 in poi erano annotate nei nostri libri, perché prima, sotto l’Austria, i registri erano tenuti dai parroci».

Da qui l’idea di organizzare una visita guidata a misura di bambino. Il che presuppone, però - e all’Anagrafe sembrano essere andati a lezione al Muse tanto è stato il successo dell’esperimento - un approccio didattico in grado di stimolare l’interesse dei più piccoli. Già una decina di classi hanno partecipato al Percorso dell’appartenenza: ultima, martedì, la prima media di Lavis, in trasferta, e pochi giorni prima le terze A e B delle elementari di Villazzano. Un’esperienza che non sarà eccitante come andare a Gardaland ma che non lascia affatto indifferenti, come riferiscono i maestri e testimoniano i disegni che gli alunni hanno fatto recapitare all’assessore.

I “piccoli cittadini” hanno il privilegio di entrare nelle segrete stanze del palazzo, il caveau sotto le volte al piano terra dove sono custoditi i documenti. Non c’è una cassaforte ma un armadio sì, e bello grande anche, che ospita robusti fascicoli rotanti. Basta selezionare una data, quella di nascita del bimbo di turno, per scoprire quanti furono i nati quel giorno. E poi - oplà - ecco il colpo di scena: il foglio che contiene il proprio nome e tutti i riferimenti anagrafici (uno per ciascuno, anche se si è gemelli, come hanno potuto verificare i mini-visitatori).

La nascita è un fatto che riguarda non solo se stessi e la propria famiglia: proprio perché questo nuovo arrivo riveste un significato importante per l'amministrazione comunale, questa incarica l'Azienda Forestale Trento Sopramonte di mettere a dimora un albero per ogni neonato. Ai genitori viene consegnato un attestato dove è specificato a nome di chi viene piantato l'alberello, di che tipo di pianta si tratta e il luogo. Non è finita: la nascita di un bimbo a Trento aiuta anche altri bimbi, meno fortunati, che in quei faldoni non ci sono perché vivono in altri Paesi. Ciò avviene grazie alla Pigotta dell’Unicef, la bambolina che mamma e papà portano a casa, prima “compagna” del loro bebè. La favola inizia qui.













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