Insediamento neolitico a Vigne

Gli archeologi da tre mesi al lavoro nell'area a nord del cimitero



ARCO. Il reperto prezioso è una pintadera, ossia uno stampo di argilla con impresso un disegno a spirali che veniva utilizzato per decorare la pelle o il tessuto. Lo hanno trovato gli archeologi della Soprintendenza provinciale nello scavo in corso a nord del cimitero di Vigne dal quale, oltre alla pintadera, sono stati estratti altri reperti interessanti, tutti di età compresa tra i 6500 e i 7000 anni. A Romarzollo, nell'area dell'ex cava Santorum, c'era infatti un insediamento neolitico.

Il ritrovamento dello stampo di argilla ha ripagato gli archeologi delle energie profuse nella meticolosa indagine iniziata i primi di luglio nel cantiere della Ophrys, di cui è socio Lucillo Santorum e nel quale sorgeranno 24 appartamenti. Anche se frammentato, è un reperto più raro di altri: basti pensare che in Trentino ne sono stati rinvenuti solo altri 3, in Italia 170. Tuttavia la scoperta della pintadera e degli altri oggetti (utensili, asce, frecce e altri strumenti di selce) non era imprevista.

Che Romarzollo ed in particolare l'area del cimitero di Vigne fossero di interesse archeologico è cosa risaputa dal 1874, anno in cui, proprio durante i lavori di realizzazione del cimitero, venne alla luce una sepoltura neolitica che conteneva, tra l'altro, un particolarissimo scalpello di pietra levigata ora in mostra al Buonconsiglio. Nella stessa zona, ricorda la dottoressa Mottes, che segue lo scavo di Vigne, sono emerse anche evidenze di epoca romana e quindi, ogni volta che il Comune stacca una licenza, la Soprintendenza avvia un monitoraggio.

Ciò che ora sta emergendo è un'importante conferma della presenza, tra il 5000 e il 4500 a.C., di un insediamento della cultura dei vasi a bocca quadrata. Ne è rimasto solo un deposito profondo che conserva molto poco di quanto probabilmente c'era prima della costruzione, negli anni Quaranta o giù di lì, del primo capannone dell'impresa Santorum. Allora, l'interesse per le tracce di epoche passate non era così sentito, perciò, se si escludono le tombe trovate negli anni Cinquanta, i reperti estratti dalla terra in queste settimane rappresentano la prova conclusiva dell'esistenza dell'abitato preistorico.













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