Infortunato sul lavoro, chiede 6 milioni

La maxi causa in tribunale dell'idraulico «folgorato» a casa Vanzo


Paolo Tagliente


CAVALESE. Quasi completamente cieco, invalido e bisognoso di assistenza 24 ore al giorno. A quattro anni di distanza dall'incidente sul lavoro che l'ha reso così, un quarantenne artigiano di Cavalese chiede quasi 6 milioni di euro alle persone che egli ritiene responsabili di quanto accadutogli. Si tratta degli eredi di Sergio Vanzo, notissimo albergatore e vicesindaco di Cavalese stroncato un anno fa da un aneurisma cerebrale, e di Giordano Goss, l'elettricista che aveva realizzato l'impianto elettrico nella casa di via Baldieroni in cui era accaduta la disgrazia.

Vanzo, proprietario dell'immobile e committente dei lavori, e Goss erano stati entrambi rinviati a giudizio con l'accusa di lesioni gravissime, ma alla morte del primo, sul banco degli imputati è rimasto solo l'elettricista che, difeso dall'avvocato trentino Giorgio Pontalti, comparirà in tribunale a Cavalese il prossimo 13 gennaio. In sede civile, intanto, l'avvocato altoatesino Roland Riz, il che assiste l'artigiano rimasto invalido ha fatto la sua mossa e ha chiesto circa 5 milioni di risarcimento per il suo assistito a cui vanno aggiunti i 700 mila euro per la moglie, di fatto costretta a prestargli continua assistenza.

La battaglia legale ruota attorno ad una sola domanda: cosa provocò la potentissima scarica elettrica che trapassò l'idraulico? Due le ipotesi su cui sono state realizzate anche perizie discordanti tra loro: quella del fulmine, presa in considerazione fin dal primo momento e sostenuta da Pontalti, e quella dell'impianto elettrico realizzato male da Goss, portata avanti da Riz. Il giorno della disgrazia, l'artigiano stava lavorando da solo nella mansarda dell'abitazione e non ci furono testimoni se non la donna che, qualche istante più tardi, lo vide accasciarsi sull'impalcatura, dopo essere riuscito a scendere per due piani lungo la struttura metallica, secondo Riz anch'essa non realizzata in conformità alle norme e priva di collaudo. Di diverso avviso Pontalti, secondo cui l'enorme potenza della scarica non è compatibile con la tensione presente nell'impianto, peraltro realizzato ad arte da Goss. A colpire l'artigiano fu un fulmine, insomma. La battaglia legale si preannuncia lunga.













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