«Il Trentino non è la Sicilia, a Monti non chiediamo favori»

Mossa in extremis: in legge i tagli della Provincia per 120 milioni all’anno. Dellai: «Ecco la nostra spending review». E il consiglio provinciale vota un documento a difesa dell’autonomia


di Chiara Bert


TRENTO. «Se invece che fare le pulci alle autonomie speciali del Nord, che hanno i conti in regola e costituiscono in molti campi laboratori avanzati di innovazione, le alte burocrazie statali avessero vigilato su ciò che accadeva in Sicilia, non saremmo oggi di fronte a quella emergenza, rispetto alla quale - per altro - il governo si è precipitato a stanziare d’urgenza 400 milioni di euro di soccorso urgente». Lorenzo Dellai ieri ha relazionato al consiglio provinciale sui rapporti più che mai tesi con Roma alla luce della richieste del governo sulla spending review. Un discorso di meno di 20 minuti per ribadire, in sede istituzionale, quello che va ripetendo da settimane, che «la situazione è di una gravità senza precedenti», che «il Trentino non si sottrae agli impegni di risanamento del Paese» e non ha «mai agito come una lobby alla ricerca di trattamenti di favore», ma che è necessario «reagire con pacatezza e rigore» alla «sistematica invasione di campo del governo nei confronti dell’autonomia». «Noi non facciamo parte dell’Italia da risanare - scandisce il presidente della Provincia citando i 400 milioni stanziati dal governo in soccorso della Sicilia a rischio default - non difendiamo privilegi ma un’idea di Repubblica e un modello di autogoverno delle aree alpine e prealpine, di una società meno verticalizzata e dipendente dai picchi del liberismo».

Il governatore si appella all’unità delle forze politiche, ma anche economiche e sociali, a difesa delle prerogative del Trentino. Poi riepiloga gli emendamenti al decreto legge del governo inviati ai parlamentari trentini: no all’assurda previsione dei tagli alla sanità; il concorso finanziario tenga conto di quanto il Trentino già assicura alle casse statali con l’Accordo di Milano; la spending review venga applicata nel rispetto dello Statuto di autonomia. Il consiglio sottoscrive, i capigruppo - con toni diversi - si accodano e l’aula approva all’unanimità un documento che esprime «la preoccupazione della comunità trentina» e ricorda al governo l’ancoraggio internazionale dello Statuto.

Ma è in serata, dopo una giornata di approfondimento insieme ai dirigenti, che Dellai cala la carta a sorpresa: un emendamento alla legge 10 approvata il 31 maggio, concordato con i capigruppo e presentato in corsa al disegno di legge sui servizi in discussione, per mettere in legge il taglio di 120 milioni di euro all’anno alla spesa dell’intera pubblica amministrazione trentina. L’impegno è ad attuare entro 5 anni (prima il termine non era indicato) il piano di revisione della spesa e di efficientamento del sistema pubblico, le cui azioni saranno tassativamente individuate entro il 31 ottobre 2012. È la mossa che punta a neutralizzare quella parte del decreto con cui il governo detta nel dettaglio i risparmi da ottenere, in primis nella sanità. «Noi accettiamo l’obiettivo dei risparmi, ma li otteniamo secondo le nostre decisioni», spiega Dellai. «La manovra dello Stato comporta a regime un risparmio del 2,4% della spesa corrente nazionale, noi con il nostro piano arriveremo al 4,3% della spesa corrente della Provincia, esattamente il doppio. Ma questo obiettivo non lo vogliamo ottenere con tagli lineare che colpiscono indiscriminatamente uffici e servizi ma attraverso un processo di miglioramento delle strutture. Certo saranno scelte anche molto difficili che porteranno a cambiare il modo di lavorare dell’amministrazione. Dimostreremo così che difendere l’autonomia non significa difendere la spesa facile». Un concetto questo riecheggiato ieri anche in alcuni interventi in aula. «Dobbiamo dimostrare che sappiamo fare meglio di altri con meno risorse», ha detto il capogruppo del Pd Luca Zeni. E Roberto Bombarda (Verdi): «La famiglia Trentino deve abituarsi a uno stile di vita più parco».

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