Il rapinatore di Canazei: «Ho perso la testa, mi spiace» 

Il colpo alle Poste. Il 69enne, dopo la convalida dell’arresto, ha lasciato il carcere di Spini per andare ai domiciliari. Sul colpo ha pesato la difficile situazione economica dell’uomo



Trento. «Ho perso la testa, ho sbagliato». Non si è nascosto dietro al silenzio il 69enne fassano arrestato mercoledì dopo il tentativo di rapina all’ufficio postale di Canazei. Ieri mattina è stato ascoltato dal giudice per l’interrogatorio di convalida e ha risposto alle domande, spiegando di essere profondamente pentito per quello che ha fatto, un gesto che non gli appartiene, ma dettato dalla disperazione, dalla paura. Per lui il pubblico ministero Davide Ognibene aveva chiesto di confermare la detenzione in carcere per pericolo di reiterazione, ma il giudice ha deciso per i domiciliari. Forse anche per la lettera che la moglie dell’uomo le ha scritto. Certamente il 69enne è molto provato per quello che è successo, per quello che ha fatto. Un gesto che lui stesso - difeso dall’avvocato Patrizia Galvagni - non riesce a razionalizzare.

La ricostruzione dei fatti è molto semplice: mercoledì l’uomo, con il volto coperto da una casco e una pistola in mano (che poi si è rilevata essere una pistola giocattolo) è entrato nell’ufficio postale e minacciando i presenti a “chiesto” di avere 800 euro. Gli impiegati hanno tergiversato riuscendo a dare l’allarme rapina e nel giro di pochi minuti i carabinieri erano sul posto. Il 69enne ha tentato una fuga che è durata solo pochi secondi: è stato quindi fermato e dopo le formalità di rito è stato portato in carcere a Spini. Qui è rimasto fino a ieri mattina quando, a convalida fatta, se n’è andato per raggiungere la sua abitazione. Dove è ristretto con il regime degli arresti domiciliari.

L’uomo avrebbe spiegato che a spingerlo a fare la rapina sarebbe stata la disperazione per una situazione economica non florida aggravata da un problema ulteriore che non sapeva come affrontare. Non voleva chiedere aiuto a nessuno e con un colpo di testa ha pensato alla rapina.

La scelta dell’ufficio postale non sarebbe casuale. Tempo fa aveva ordinato un pacco, un regalo per la nipote, ma il tutto si era perso. Avrebbe chiesto un risarcimento alle Poste, secondo lui “colpevoli” dello smarrimento del regalo, e in cambio avrebbe ricevuto una cifra irrisoria, che sarebbe servita solo a coprire le spese di spedizione. E quindi è maturata l’idea del colpo finito male per lui.













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