Il primo by-pass ha 20 anni e lo impiantò Martinelli 

Il cardiochirurgo di Calceranica inaugurò l’operazione specialistica in Trentino Era il 3 dicembre del 1997 e venne installato su un paziente di 57 anni


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Tre dicembre 1997, oggi venti anni fa: nella sala operatoria della neocostituita cardochirurgia del Santa Chiara di Trento entra per la prima volta per un by-pass un paziente. Ha 57 anni, è della Valsugana. Lo opera un trentino, il cardiochirurgo Luigi Martinelli di Calceranica che ha abbandonato la cardiochrurgia di Pavia dove era l'aiuto del professor Viganò. Qui dopo mille riflessioni politiche (sì, no, meglio neurochirugia? No, ci accordiamo con Bolzano? Trento con cardiochirurgia e Bolzano?) il professionista costituisce e organizza questo nuovo reparto.

C'è una ragione umana nella scelta della data del primo intervento trentino di cardiochirurgia. Quel giorno, 30 anni prima, il professor Barnard a Città del Capo compie il primo “miracolo” scientifico di trapianto cardiaco. La notizia fa il giro del mondo in un lampo: non soltanto per la straordinarietà dell'intervento, ma anche perché nel Sudafrica c'è l'Apartheid con tutto quello che consegue sul piano politico, civile, sociale e anche sportivo. C'è una seconda ragione sentimentale da ricordare: quel giorno all'Arcivescovile lo studente diciottenne Luigi Martinelli si “innamora” della notizia e “giura” a se stesso che anche lui farà il cardiochirurgo.

Torniamo a Trento. In primavera del 1997 c'è la decisione politica pro cardiochirurgia e si individua in Luigi Martinelli (decisione che, se non ricordiamo male, è abbastanza scontata) il professionista in grado di organizzare quello che diventerà un autentico gioiellino. In luglio “taca banda”, cioè, si comincia ad organizzare. A metà ottobre è quasi tutto pronto.

Di Luigi Martinelli si sa molto, i quotidiani lo radiografano in lungo e in largo ma è la rivista mensile “Trentinomese” che fa lo scoop. Quella mano d'oro, caso unico al mondo, a Pavia ha dovuto aprire il torace a sua madre, cui rimangono poche ore di vita, e trapiantarle il cuore. La signora vivrà ancora assai bene per 14 anni, lì nella sua casa di Calceranica.

Quel 1997 – bisogna sottolinearlo – è un anno politicamente bislacco per il Santa Chiara. Fa sì un salto di qualità con la cardiochiurgia, ma la politica si impegola con l'idea di costruirne uno tutto nuovo. Si discute e intanto si amplia il vecchio. Si sa in quale situazione si è attualmente dopo venti anni. Chiusa la parentesi.

Ritorniamo in sala operatoria: quel 3 dicembre 1997 con Luigi Martinelli ci sono l'attuale primario Angelo Graffigna, anche lui un ex del san Matteo di Pavia, ed Erich Fabris proveniente dall'ospedale di Novara. Sarebbe troppo lungo citare i nomi dell'intera equipe anche infermieristica che lavorerà quel giorno e negli anni successivi.

La cardiochirurgia trentina, ben impostata, progredisce sempre meglio sollevando Cardiologia da alcuni problemi che, diversamente, sarebbero dovuti essere risolti a Verona. La personalità del cardiochirurgo Luigi Martinelli non è invadente e quindi l'atmosfera “cardiaca” è delle migliori. Ricordiamo che all'epoca il professor Francesco Furlanello aveva già lasciato cardiologia nelle mani di Marcello Disertori.

Dopo tre anni Luigi Martinelli lascia Largo Medaglie d'Oro per andare a fare il primario di Cardiochirurgia al San Martino di Genova. Di lì passa primario di Cardiochirurgia dell'ospedale più importante dell'Italia settentrionale: il Niguarda di Milano.

E adesso? Il professor Luigi Martinelli, affascinato dalle recenti frontiere della chirurgia in generale e di quella della cardiochirurgia più nello specifico, lavora a Rapallo all'Istituto Clinico ligure di Alta Specialità Cardiochirurgica (ne è direttore del dipartimento) occupandosi di chirurgia valvolare con tecniche sempre meno invasive impiantando valvole biologiche e/o meccaniche. Si è fatto interprete di straordinarie novità che contribuiscono ad elevare l'età media della vita ma per quanto riguarda il cuore, anche la qualità della vita. Nostalgia del Trentino? Ha casa e fratello a Calceranica. Un occhio di riguardo per i cardiopatici trentini? Ce l'ha.













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