«Il centro? È una parola magica»

Malossini diffida dei nuovi proclami: se manca il contenuto il termine non ha alcun significato


di Robert Tosin


TRENTO. Non si fa ingannare,Mario Malossini, dalle sirene del centrismo. L’area lui la conosce bene, ci ha navigato per lunghi anni, ma non è convinto che basti rimetterla in vita per risolvere i problemi della politica italiana. Il presidente della commissione dei Dodici segue con attenzione il dibattito che è stato lanciato da Dellai ma che nel sottobosco era già partito con tentativi più o meno concreti di superare il bipolarismo ricompattando un’area moderata da mettere sulla scia del governo tecnico.

Presidente Malossini, che ne dice di questo centro che sta nascendo?

Mah, devo dire che ciclicamente spunta questa definizione, quasi fosse una parola magica capace da sola di risolvere tutti i problemi.

Ma non è così.

La situazione è gravissima e molto complessa. Appiccicare un’etichetta non è sufficiente.

Ma si è scomodato persino Degasperi per dare credibilità al progetto.

Ci vuole prudenza. In momenti difficile si tenta di aggrapparsi a qualche “entità superiore”.

Non può essere comunque un tentativo perché la politica si tolga dalle secche in cui è finita?

Non mi pare proprio che ci sia tutta questa volontà. Basta guardare la discussione sulla legge elettorale. E’ semplicemente una vergognosa presa in giro dei cittadini, perpetrata da quei politici che non vogliono comunque cambiare nulla. E l adimostrazione paradossale è che sono tutti d’accordo. Mi chiedo: ma questi politici girano l’Italia? Sentono cosa dice e cosa pensa la gente?. Dunque, vogliono fare metà lista su nomina dei partiti e un’altra metà fatta sul territorio, dove, ovviamente, i partiti decideranno chi candidare. Non mi pare una cosa seria.

Può bastare una riforma elettorale vera?

Ci vuole quella ma anche la riforma istituzionale. Ma anche qui siamo ai soliti giochetti: in autunno si parlerà della riduzione delle Province, qualcuno allargherà i confini, altri metteranno nuovi parametri e alla fine non succederà nulla.

La proposta centrista ha intenzione proprio di cambiare questo metodo e proporne uno diverso, all’altezza dei tempi di crisi.

Ma definirsi centro non basta. Che significa dichiarrasi moderati di centro? Senza un vero contenuto questa definizione non vuol dire assolutamente nulla. E la gente oggi sente concretamente, sulal propria pelle, i problemi e non si fida più della politica fatta di slogan. Anche per il Trentino la sfida è drammatica, serve difendere con le unghie la nostra autonomia. Ecco perché gli elettori chiedono stabilità e affidabilità di governo. Vogliono vedere coerenza e coesione, altrimenti dietro il paravento della cabina elettorale è pronto a rifilare sonori ceffoni a chi non dà risposte. Girando per il Trentino si legge concreta e palese la preoccupazione. In molti, anche non politici o poco interessati alle dinamiche governative, mi chiedono cosa sta succedendo e la paura di perdere le prerogative dell’autonomia è reale.

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