I sindacati: rischiamo di avere insegnanti assogettati al potere

Cgil, Cisl e Uil criticano il nuovo reclutamento per ambiti «No al superdirigente». Valutazione? «Serve oggettività»


di Chiara Bert


TRENTO. Non piace ai sindacati la riforma della scuola approvata ieri dalla giunta provinciale: un disegno di legge che recepisce alcuni dei capisaldi della riforma del governo Renzi ma che, ha spiegato il presidente Ugo Rossi, è anche «un’opportunità per migliorare il sistema scolastico trentino». Due gli aspetti più delicati e contestati della proposta di legge: il nuovo reclutamento per ambiti territoriali, dai quali i dirigenti scolastici potranno scegliere i docenti (con incarichi triennali) in funzione del progetto d’istituto, e la valutazione degli insegnanti, che è da sempre oggetto di scontro nel mondo della scuola.

Il giudizio più duro sulla riforma arriva dalla Uil scuola: «Abbiamo una giunta arrogante che ha voluto ancora una volta andare avanti senza ascoltare», accusa il segretario Pietro Di Fiore, «oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo stati sommersi dalle telefonate di insegnanti allarmati». «Questa riforma riduce i diritti degli insegnanti e la libertà di insegnamento tutelata dalla Costituzione, la chiamata diretta da parte dei dirigenti non fa che sottometterli ai dirigenti scolastici, e con i premi si rischia di valutare non la competenza, ma l’obbedienza. Avremo una scuola piegata alla volontà delle maggioranze politiche, che potranno decidere quali iniziative premiare e che daranno ordini ai dirigenti».

Sospende il giudizio la Flc Scuola, che chiede alla giunta di aprire quanto prima «un confronto vero sui contenuti». «Nella proposta ci sono aspetti interessanti come l’organico potenziato per realizzare alcuni obiettivi specifici che significa più posti di lavoro - spiega la segretaria Cinzia Mazzacca - ma anche nodi critici. Sugli ambiti territoriali per noi è fondamentale che l’assegnazione dei docenti sia basata su criteri oggettivi, come lo scorrimento in graduatoria per anzianità di servizio. Abbiamo avanzato delle proposte che evitino una discrezionalità personalistica affiancando al ruolo del dirigente criteri oggettivi professionali che vengano inseriti e risultino trasparenti a tutti nel progetto d’istituto». «Quanto alla valutazione, noi non siamo contrari per definizione a introdurre dei criteri ma solo se oggettivi, va premiato l’impegno a raggiungere gli obiettivi che la scuola si dà. Non si può però avviare questo ragionamento senza tenere conto che a monte c’è un contratto bloccato da 7 anni». Per la Stefania Galli (Cisl) «sulla scuola il Trentino deve far valere la propria autonomia». «Fin qui non ci pare che la giunta abbia recepito le nostre osservazioni. Siamo contrari a che il dirigente possa scegliersi i docenti in un quadro di mobilità che significa precarietà professionale. E la valutazione non può essere fatta sul singolo docente».

I sindacati hanno già avviato una serie di assemblee dei docenti sul territorio. «I partiti ci pensino bene - avverte Di Fiore - avviseremo gli insegnanti di chi sostiene questa bozza di disegno di legge. Non ci costringano a portare in piazza 7 mila docenti».

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