«Guerra» della movida imbrattato il bar Randrè

Dai palazzi vicini ieri sera sono piovuti uova, farina e sacchi di immondizie. Il titolare Del Marco: «Nessuno si è mai lamentato, ma ora farò denuncia»


di Martina Bridi


TRENTO. Trento, una domenica mattina qualsiasi. La città è semideserta, in tanti sono già in direzione di laghi e alture. Il titolare del bar Randrè in Largo Carducci, Michele Del Marco, fa il solito giro per controllare che tutto sia in ordine prima di andare a fare un giro in montagna. Amara sorpresa per lui, invece, ieri mattina quando è arrivato al bar e ha trovato il plateatico completamente imbrattato da un mix di uova, acqua e farina lanciati dall'alto. Oltre alle grandi chiazze bianche e gialle sui bolognini, sono macchiati anche i tavolini, le sedie e le fioriere. Spugna e spazzolone, la domenica di pausa di Del Marco si è trasformata in domenica di pulizie e indignazione. «Da circa un anno si ripetono episodi analoghi ma non si era mai arrivati a tanto - spiega - Non è la prima volta, infatti, che dalle finestre dei palazzi circostanti cadono uova e secchiate d'acqua in direzione del bar e spesso a pagarne le conseguenze sono i clienti seduti all'esterno».

Antefatto di quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica scorsi, è stato il lancio di un sacchetto dell'umido pieno sabato verso le 11. «Il sacchetto è finito sul tendone, per poi scivolare sul marciapiede senza colpire nessuno, fortunatamente - racconta Del Marco - Quando sono uscito alcuni clienti che stavano all'esterno mi hanno riferito di aver visto lanciare il sacchetto marrone da una finestra del palazzo di fronte, probabilmente quella più a destra sopra il piano in affitto». Che gli abitanti del centro storico mal sopportino la caciara provocata dai bar è risaputo, ma in che modo la soluzione può essere trovata a suon di lanci di uova, acqua, farina e sacchetti dell'umido? «Nessuno è mai venuto a lamentarsi personalmente, io sono più che disposto a un confronto civile tanto più che ho chiesto all'amministratore condominiale di organizzare un incontro con gli inquilini del palazzo per capire se e quanto possano essere infastiditi dal bar, perché capisco che con sei tavolini sia inevitabile un po’ di rumore generato dalle persone che chiacchierano. Ringrazio sentitamente i responsabili di questo gesto per avermi rovinato il mio unico giorno libero durante il quale sarò costretto a ripulire tutto e poi ad andare a sporgere denuncia contro ignoti, e li avverto che, come mi è stato riferito dalle forze dell'ordine, insudiciare suolo pubblico è un reato penale». Tanta l'amarezza nelle parole di Michele Del Marco. «Pur essendo in regola, cercando di andare d'accordo con tutti e affrontando le avversità a cui si va incontro con la gestione di un bar, sembra incredibile che possano accadere simili fatti», conclude il titolare del Randrè prima di riprendere in mano lo spazzolone e ricominciare a pulire il plateatico sudicio.

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