Gruppi, spese irregolari per oltre cento mila euro

Chiusa l’istruttoria della Corte dei Conti: fatture senza pezze d’appoggio o non conformi. Ora palla alla procura, che potrebbe chiedere di risarcire


di Luca Petermaier


TRENTO. La politica trentina continua a far parlar (male) di sè. Oggi non ci occupiamo di vitalizi, ma di rimborsi spese, quelle documentate dai rendiconti 2013 dei gruppi consiliari. Il tema l’avevamo già trattato circa un mese fa, dando notizia della sentenza della Corte dei Conti che - in sintesi - «rimandava a settembre» in quanto a trasparenza tutti gli undici gruppi consiliari che componevano l’emiciclo di piazza Dante. Ogni gruppo - ha sostenuto la Corte - si sarebbe macchiato di evidenti lacune nella corretta compilazione dei rendiconti, rendendo giuridicamente non approvabili dall’organo di controllo contabile quei documenti.

Bene. Allora i giudici avevano concesso trenta giorni di tempo ai rappresentanti dei gruppi consiliari per integrare la documentazione, con chiarimenti o nuove carte, possibilmente più intelliggibili. Ma soprattutto meno generiche. Sì, perché la maggiore contestazione ai politici è stata quella di aver speso i soldi pubblici senza documentare un chiaro collegamento con l’attività istituzionale.

Le spese in questione - come detto - sono (dovrebbero essere, meglio) quelle per l'attività politica e istituzionale. Il problema è che nei rendiconti finali la Corte ha trovato parecchie voci non conformi. Cene senza pezze d'appoggio, telefoni cellulari acquistati pochi giorni prima delle elezioni, migliaia di euro spesi in biglietti da visita, rimborsi privi del minimo giustificativo.

Su queste spese, negli ultimi trenta giorni, i gruppi hanno potuto fornire alla Corte documentazione integrativa. Ora il tempo è scaduto, e i giudici hanno emesso il proprio verdetto. Che nel nostro caso è una lunga sentenza di 68 pagine, depositata in cancelleria un paio di giorni fa e notificata ieri al consiglio provinciale e ai gruppi politici. Ebbene, la Corte ha ritenuto che per una spesa complessiva di 106 mila euro i gruppi consiliari non siano stati in grado di fornire giustificativi e pezze d’appoggio regolari. In qualche caso si parla di «spese irregolari», in altri di «spese non rendicontate», in altri casi ancora di «spese parzialmente irregolari».

La sentenza prende in esame in modo analitico tutte queste spese. Noi possiamo riassumerle così: pranzi, cene, acquisti di cancelleria, di abbonamenti editoriali, consulenze, incarichi vari, spese personali, tutto non fatturato in modo corretto o - nella maggior parte dei casi - senza un chiaro collegamento con l’attività istituzionale. Ce n’è per tutti (e nella scheda qui sopra potete leggere le contestazioni partito per partito). Gli unici a salvarsi sono stati Upt e Verdi. Loro, il loro compito di trasparenza, alla fine sono riusciti ad assolverlo.

Cosa succede ora? Oltre che al consiglio provinciale, gli atti sono stati trasmessi alla procura regionale della Corte dei conti che avvierà un procedimento contabile. Processo che potrebbe anche chiudersi con l’obbligo per i capigruppo di allora di risarcire di tasca propria le casse pubbliche.

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