il caso

Gli ex consiglieri provinciali sfrattati dalla Regione

Il segretario Steiner ha intimato: l’ufficio ci serve. Per gli ex però è una vendetta per il ricorso contro il taglio dei vitalizi


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. La loro stanza era in un angolo. Al primo piano del palazzo Moloch della Regione, sempre più simile alla Fortezza Bastiani del deserto dei Tartari di Dino Buzzati, svuotata come è di competenze. Di personale ce n'è sempre meno. Eppure qualcuno ha deciso che quella stanza all'angolo del primo piano, la stanza 118, serviva. E così all'Associazione degli ex consiglieri, che la occupavano da decenni, è arrivato lo sfratto.

Una lettera firmata dal segretario generale della Regione, Alexander Steiner è stata recapitata al presidente dell'Associazione, Franz Pahl, il 10 giugno. La lettera intimava agli ex consiglieri di sloggiare al più presto da quella stanza perché serviva lo spazio. Pahl ha fatto un salto sulla sedia: «Nel palazzo della Regione c'è un sacco di spazio. Il personale diminuisce e loro ci hanno detto che gli serve la nostra stanza, ma è chiaramente una scusa».

Il presidente, noto tra l'altro per essere a capo della battaglia contro la riduzione dei vitalizi degli ex consiglieri, spiega che il segretario generale aveva motivato lo sfratto anche con il fatto che non c'è nessun obbligo giuridico a ospitare gli ex consiglieri, ma lui ribatte che gli ex consiglieri sono ospitati nei palazzi istituzionali in tutte le regioni italiane. Invece in Trentino Alto Adige qualcuno ha deciso che non debba essere più così.

Molti ex consiglieri hanno visto in questo sfratto una specie di piccola vendetta per la battaglia che 60 di loro, incluse alcune vedove, stanno facendo contro i tagli ai vitalizi. Hanno impugnato la nuova legge provinciale che taglia, di fatto, di circa il 28 per cento i vitalizi già in essere e anche gli anticipi concessi a chi aveva scelto l'attualizzazione. E sì che la stanza 118 non era certo né grande né piena di computer. Non c’era neanche il telefono.

Adesso, però, gli ex consiglieri hanno dovuto fare i bagagli. Così quella stanza in cui l'ex presidente dell'Associazione, Biagio Virgili, passava le giornate è tornata libera. E vuota. Agli ex, però, nessuno toglie dalla testa che questa sia stata una piccola vendetta. Un dispetto perché non hanno accettato il taglio senza fiatare. Un'impressione che per molti è realtà, a giudicare dal fatto che l'attuale presidente della Regione, Arno Kompatscher, cui Pahl aveva chiesto spiegazioni per lettera, neanche si è scomodato a rispondere.

Ma in molti meditano già la risposta per via giudiziaria e sperano nella Cassazione. Sarà, infatti, la Corte a dire di chi è la giurisdizione nel giudicare sul ricorso degli ex consiglieri contro la riforma dei vitalizi voluta proprio da Ugo Rossi e Arno Kompatscher. L'udienza si terrà tra pochi giorni a Roma e sarà proprio la Cassazione, investita dai giudici del Tribunale civile di Trento, a dire qual è il giudice competente a giudicare.

Ma, al di là di questi tecnicismi, resta una battaglia che vede opposti gli ex consiglieri, ancora aggrappati ai loro ricchi assegni, alla Regione che, sull'onda della protesta popolare, cerca di tagliare dove può. Rossi, nel difendere la riforma, ha sempre detto che questa è la prima legge che taglia anche i cosiddetti diritti acquisiti e va a intervenire sul passato.

Nel frattempo, il clima si fa pesante con gli ex che non intendono arretrare, soprattutto quelli che non prendono certo assegni da favola come le vedove.













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