«Ferie forzate per i magazzini pieni»

Cartiere del Garda, sindacati preoccupati per gli stop nei fine settimana: «Ma è comunque il male minore»


di Matteo Cassol


RIVA. «C'è una crisi di mercato, con vendite col segno meno davanti. Scontiamo una sovrapproduzione e quindi i "pit-stop" sono conseguenti al fatto che non si vende carta. I magazzini sono pieni e perciò è stato deciso di fermare, per ora, per tre fine settimana, per ridurre il volume prodotto»: sintetizza così, Lucio Omezzolli (sindacalista della Slc-Cgil), lo scenario che ha portato alla fermata dello stabilimento delle Cartiere del Garda nello scorso weekend (dalle 9 di sabato alle 5 di lunedì, per un totale di cinque turni), provvedimento preso anche per il 16-17 e 23-24 febbraio. I lavoratori sono stati e saranno costretti a ferie forzate.

Come valuta la cosa, il sindacato?

«A inizio anno - spiega Omezzolli - abbiamo siglato un accordo per avere ferie con due terzi a gestione aziendale (tra fermata di agosto e altro) e stabilendo che entro il 2013 tutti dovranno usufruire delle ferie del 2013. Per questi pit-stop e le relative ferie chiederemo all'azienda che ci metta qualcuno dei giorni di sua competenza e noi metteremo qualcuno dei nostri: non credo però che sia un problema serio. A livello nazionale la crisi segnerà il passo sicuramente fino a giugno, quindi credo che il fatto di utilizzare ferie per queste fermate (se non ce ne saranno altre) sia il male minore, rispetto ad esempio alla cassa integrazione».

Siete stati consultati in vista dello stop?

«Quando un'azienda decide di fermare non è che ci sia molto da discutere: si prende atto del fatto che ci sono i magazzini pieni e c'è una sovrapproduzione, non si può certo andare a dire "facciamo comunque la carta". La fermata al sabato e alla domenica è una questione anche di costi: si risparmia sull'energia e sulla retribuzione del lavoratore (che nei festivi prenderebbe di più)».

Se le ferie forzate sono il male minore, quali sono invece i rischi più significativi? «C'è da guardare un po' più lontano e capire la situazione nazionale e internazionale in cui ci si trova, sperando che il 2013 sia l'anno della svolta e non del baratro. Per essere chiari, occorrerebbe che qualche azienda concorrente smettesse di produrre o, cosa difficilmente possibile, che ripartissero i consumi. Anche l'edilizia e la crisi del mercato automobilistico ci penalizzano. Su ogni veicolo prodotto ci vanno circa 18 chili di carta: valutando quante macchine non si sono vendute si fa presto a calcolare quanta carta in meno serve sul mercato. Poi ci sono scelte ovviamente economiche: se vai da uno stampatore e gli dici che gli regali un bancale di carta patinata credo che quello ti risponderà che non lo vuole perché non ha lavoro. Siamo fornitori di aziende: se le aziende non consumano più il nostro prodotto o riempiamo ulteriormente i magazzini, ma questo avrebbe costi insopportabili, oppure non si produce carta. Ovviamente ci sarà il problema del fatturato, quello della marginalità e così via. Uno dei problemi, piccolo o importante a seconda del punto di vista, è pure quello delle ferie. Secondo me, comunque, è una questione in subordine a un sacco di cose».

Ci potranno essere altre fermate nel prossimo futuro? «Non si sa, ma può essere. Questo normalmente dovrebbe essere un periodo in cui si produce dopo lo stop di dicembre, invece già gennaio è cominciato male e quindi non è escluso che ci siano ulteriori pit-stop: a quel punto - conclude Omezzolli - andremmo a discutere su quale strumento utilizzare».

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