Esplosivo sotto il ponte, cantiere fermo a Rovereto

Dagli scavi emerge polvere di acido picrico, un innesco per artiglieria della Grande Guerra. Ci penseranno gli artificieri


di Giuliano Lott


ROVERETO. Scavando alla base del ponte di via Santa Maria, gli operai hanno scoperto una sostanza gialla mescolata alla sabbia. Si tratta di acido picrico, un esplosivo utilizzato nella Grande Guerra come carica di innesco. L’ipotesi più verosimile è che un carro dell’artiglieria italiana diretta verso il Monte Zugna abbia perduto una cassa di munizioni che sfasciandosi al suolo avrà lasciato uscire un po’ di polvere esplosiva, subito ricoperta con un paio di badilate di terra. Un secolo fa, il problema era risolto così, in quattro e quattr’otto.

Ieri invece si è mobilitata tutta la macchina amministrativa e giudiziaria, con il risultato che il cantiere per il consolidamento del ponte è stato bloccato in attesa che il Genio militare mandi gli artificieri a bonificare la modesta quantità di acido picrico, che nel frattempo viene bagnato a cadenze regolari dai pompieri, in modo da mantenerlo inerte.

Gli artificieri arriveranno nell’arco di due o tre giorni, ma ieri, prima di arrivare alla soluzione definitiva, è stato un convulso susseguirsi di ordini diversi e persino contraddittori. In principio l’allarme: in tarda mattinata gli operai hanno avvisato il responsabile del cantiere, il quale ha subito informato il tecnico del Comune. La misteriosa sostanza gialla - in quel momento non si sapeva ancora cosa fosse - doveva prima essere identificata. Si muove l’ufficio ambiente del Comune, e nel frattempo si dirigono in via Dante un mezzo dei vigili del fuoco e la pattuglia dei carabinieri. Quando si intuisce che la sostanza affiorata oltre un paio di metri sotto il livello della sede stradale è di probabile natura militare, viene avvisato il Genio militare, che spedisce a Rovereto una squadra di esperti. La certezza arriva presto: è esplosivo - l’acido picrico, o trinitrofenolo, è più potente del celebre tritolo - che veniva utilizzato come carica d’innesco per granate. E’ anche una sostanza tossica, instabile a contatto con i metalli, e va smaltita come rifiuto pericoloso.

Saputo quanto basta, l’assessore ai lavori pubblici Leone Manfredi contatta una ditta specializzata nel trattamento di questo genere di prodotti, che si dice disposta a intervenire nella mattinata successiva (cioè già oggi), ma a questo punto subentra l’esercito, che dispone la bonifica per conto proprio. Si tratta di materiale bellico e come tale va trattato. Nel frattempo però, dicono i militari, il trinitrofenolo va bagnato per mantenerlo inerte (di suo, si incendia alla temperatura di 150° C). Ne nasce un siparietto con i pompieri che intendono eseguire gli ordini, mentre il personale di Dolomiti energia cerca di opporsi perché - è l’avvertimento dei tecnici - c’è il rischio che l’acido picrico percoli nel sottosuolo inquinando la falda acquifera. Alla fine la soluzione è di compromesso: la sostanza va bagnata, ma non troppo. Si opta di un’irrigazione leggera, a intervalli regolari.

Chiusa dunque l’ala del cantiere verso via Dante, dove si stavano installando le tubature per il teleriscaldamento, i lavori procedono sul versante di via Prima Armata. Ma poco dopo, come in una collaudata telenovela, arriva il colpo di scena. Il Genio militare ordina che il cantiere venga fermato per precauzione fino alla completa bonifica. All’ufficio tecnico si preoccupano del ritardo sui lavori, ma l’Esercito assicura che il problema verrà risolto nell’arco di 72 ore. «Abbiamo sollecitato un intervento rapido, ma a questo punto - commenta l’assessore Manfredi - la soluzione non dipende più da noi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano