Ecco come i trentini evadono il fisco

Scontrini con il contagocce e niente partita Iva. Ma anche doppia contabilità


Paolo Morando


TRENTO. Scontrini con il contagocce, lavoratori in nero, doppie contabilità: anche i trentini li conoscono tutti, gli ingredienti dell'evasione fiscale. E li mettono in pratica. Salvo poi farsi scoprire con le mani nel sacco, anzi, nelle tasche di tutti noi, dalla Guardia di finanza. Una conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che in materia di fisco tutto il mondo è paese. Trentino compreso. C'è davvero un po' di tutto nei fascicoli delle Fiamme gialle relativi ai controlli dello scorso anno, che hanno portato alla scoperta di tasse evase per 510 milioni di euro e, nell'ambito del "sommerso d'azienda", all'individuazione di 98 evasori totali e 41 paratotali.

E anche in materia fiscale vale il vecchio detto del lupo che perde il pelo ma non il vizio. Sono infatti frequenti i recidivi dell'evasione, che la Guardia di finanza continua a monitorare anche anni dopo la scoperta della prima infrazione. Perché se all'evasore totale viene aperta d'ufficio una partita Iva, la verifica dell'adempimento dei loro obblighi non si ferma. Anche se il soggetto, come spesso accade, cambia la propria attività commerciale o si trasferisce.

Recidivi a parte, ecco un campionario di casi tra i più curiosi finiti nella rete dei controlli, non necessariamente i più clamorosi dal punto di vista dell'ammontare delle somme. Che però sono sempre di tutto rispetto. Anche se, va detto, situazioni eclatanti del tipo "zero reddito e tre Ferrari in garage" non sono spuntate.

I «furbetti» della lambada. Il ballo, che passione, Specie i caldi ritmi latinoamericani: salsa, merengue, lambada... Sono sempre più numerosi i circoli e le associazioni culturali che organizzano corsi, serate, seminari in tema. Peccato che dietro alle mentite spoglie dell'associazione culturale a volte si nascondano vere e proprie attività commerciali di intrattenimento, con tanto di somministrazioni di alimenti e bevande. Il che non consente di usufruire delle agevolazioni fiscali riconosciute appunto ai circoli privati. Si tratta di bar a tutti gli effetti. Un caso del genere la Guardia di finanza lo ha riscontrato a Rovereto. E a forza di ballare, e bere, e mangiare, gli incassi non dichiarati sono arrivati alla bella cifra di 60 mila euro.

Ebay con il trucco. Anche dietro il commercio elettronico di piccoli oggetti possono nascondersi evasioni fiscali di un certo peso. Non è il caso dei venditori occasionali, quelli che su ebay, piuttosto che gettare tutto nel bidone della spazzatura, cercano di piazzare un mobile, una vecchia radio, degli abiti: in questi casi non si è soggetti agli obblighi fiscali del venditore professionale e della partita Iva si può dunque fare a meno. Ma quel bolzanino che ha venduto preziosi oggetti di numismatica ricavandone un totale di 59 euro non si può certo definire tale. Eppure la partita Iva non ce l'aveva affatto.

Quei tappeti milionari. La Finanza la definisce «attività di controllo strumentale»: consiste in sostanza nel verificare se il commerciante o il ristoratore rilascia regolarmente lo scontrino fiscale ai clienti. Ma può accadere che i militari, durante il controllo, si accorgano di altre violazioni anche più gravi. Molto dipende dal tipo di esercizio in cui avviene l'operazione: in un esercizio di money transfert, ad esempio, può accadere di riscontrare attività di favoreggiamento (o vera e propria organizzazione) dell'immigrazione clandestina. Nella maggior parte dei casi, le violazioni più gravi rientrano sempre in ambito fiscale. È quello che è avvenuto a Trento a un commerciante di tappeti orientali: l'attenzione dei finanzieri, impegnati all'interno del negozio nel controllo di eventuali violazioni relative agli scontrini, è stata ben presto attirata dalla stessa scrivania del titolare dell'esercizio, ingombra di agende zeppe di date e numeri. Indizi di una vera e propria contabilità parallela che, dopo un esame più attento si sono rivelati a tutti gli effetti prove di una base imponibile, fin lì sottratta al fisco, di ben 3,7 milioni di euro. Frutto tra l'altro non della vendita di tappeti, bensì di un'attività parallela come la stessa contabilità: interventi di lavaggio, riparazione e manutenzione di altri tappeti. Per un'evasione dell'Iva pari a 330 mila euro.

Un mancato scontrino fatale. Tutto è partito da uno scontrino fiscale di appena 10 euro. Che però non era stato rilasciato. Teatro del controllo questa volta un salone di parrucchiere per uomo. Anche in questo caso, dopo la scoperta di un registro dei corrispettivi compilato non in duplice copia e con cifre che non tornavano, sono spuntate due agende che davano conto, come nel caso del commerciante di tappeti, di una contabilità parallela. Risultato: 41 mila euro di ricavi sottratti al fisco e 8 mila di Iva evasa. Ma c'era anche dell'altro: nel salone, due lavoratori in nero e un clandestino irregolare. E alla fine, una volta tanto, il lavaggio con shampoo è stato fatto al parrucchiere.

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