Dolomiti Unesco: il «marchio» conteso fra le province

Le beghe e gli appetiti delle province dopo il riconoscimento come patrimonio mondiale dell'umanità


Gianfranco Piccoli


TRENTO. Mentre la Fondazione muove i primi passi, e annuncia la presentazione del logo il 5 novembre, attorno alle Dolomiti marchiate Unesco si agitano gli appetiti delle singole province. A far stappare la bottiglia delle polemiche è stata la decisione della Provincia di Belluno di chiedere il cambio di denominazione: provincia di Belluno-Dolomiti. Luis Durnwalder quando serve non usa metafore: «Se Belluno vuole pubblicizzarsi, non lo faccia inserendo le Dolomiti nella dizione ufficiale della Provincia. Se tutti facessero così, sarebbe il caos». «Non è una questione politica, ma una precisa (e datata) richiesta di un territorio che contiene il 70% delle Dolomiti», la replica di Gianpaolo Bottacin, presidente bellunese. Che respinge le dietrologie spuntate attorno a questo tema: «Se dovessi pensare male ogni volta che Bolzano e Trento, dotate di ben altri strumenti normativi oltre che economici, fanno qualcosa, non finirebbe più. Rispetto le loro scelte, ma ognuno stia al proprio posto». Loris Lombardini, noto pubblicitario trentino, lancia l'allarme: attenti, il marchio vale se presentato al mondo come unico, gli spezzatini figli del provincialismo sarebbero un suicidio. E' facile immaginare che la definizione del regolamento d'uso del logo, che il cda della Fondazione affronterà a breve, sarà un passaggio delicato: sui principi saranno tutti d'accordo, ma, si sa, il diavolo si annida nei dettagli. E metterà fuori la testa al momento (in)opportuno. Belluno-Dolomiti a parte, sono tanti gli ambiti sui quali le principali province dolomitiche si sono scornate. Il ticket sui passi, ad esempio. Luis Durnwalder lo sponsorizza da tempo, ma Belluno e Trento lo guardano con scetticismo. Questione di fatto irrisolta. L'ultima polemica è ancora targata Bolzano-Belluno, e riguarda le gran fondo di ciclismo, organizzate in territorio altoatesino, ma con sconfinamenti o conseguenze nel Bellunese. «A voi i soldi, a noi i disagi», ha tuonato l'assessore bellunese Ivano Faoro. Che ha chiesto uno stretto regolamento per le manifestazioni ciclistiche e «contropartite» per i comuni attraversati. Chiaro? E' pacifico che la Fondazione non ha il compito e nemmeno le competenze per occuparsi di questioni che attengono soprattutto alla sfera amministrativa, ma potrebbe diventare l'ombrello sotto il quale trovare soluzioni condivise. E' impensabile che si promuova il marchio Dolomiti Unesco senza pensare ad una mobilità condivisa, piuttosto che al marketing. Su questo punta l'assessore provinciale trentino Mauro Gilmozzi. Il quale predica pazienza e spinge al largo chi la vuole buttare in rissa (ma nel frattempo la Provincia di Trento ha nominato un dirigente ad hoc per le Dolomiti, Claudio Ferrari, attuale direttore del Parco Adamello-Brenta: 70 mila euro all'anno più premi): «Serve un passaggio culturale, che richiederà tempo. Sono sicuro - dice Gilmozzi - che nella Fondazione si troverà la soluzione a molte questioni».













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