«Denunciare è un obbligo»

Ma per il questore i dati di Trento non sono preoccupanti


Paolo Tagliente


TRENTO. «A Trento la situazione non è particolarmente preoccupante, ma parlare della legge sullo stalking è sempre importante». Il questore di Trento Giorgio Iacobone commenta così i dati - 105 le denunce arrivate alle forze dell'ordine nel 2010, 50 solo nel primo semestre del 2011 - emersi nel corso del convegno sul tema che siè svolto giovedì a Palazzo Geremia. «Si tratta di una legge - spiega il questore - che per la prima volta consente di prendere di petto situazioni caratterizzate da ingiurie e molestie che, in passato, seguite da querele su querele, non potravano a nulla di fatto per la concreta tutela della vittima. Ora, chi subisce questo tipo di persecuzione può rivolgersi direttamente al questore che emette un ammonimento nei confronti del persecutore». Un richiamo ufficiale, insomma, ma in cosa si traduce concretamente? «Da un lato la vittima denuncia una situazione e non può più tornare indietro - continua Iacobone - dall'altra c'è invece il persecutore che, qualora dovesse continuare nel suo atteggiamento, può essere arrestato».  da noi la situazione qual è? «Gli ammonimenti non sono stati molti fino ad ora e, facendo un paragone con realtà simile alla nostra, si può dire che non ci sono motivi di allarmismo. Certo è che le vittime di stalking, reato che si configura quando c'è una continuità delle molestie e quando queste ingenerano stati d'ansi e paura che arrivano a modificare il normale svolgiemento della vita quotidiana, devono sempre rivolgersi alle forze dell'ordine per fermare certe situazioni e impedire che degenerino. È fondamentale».  Ma poiché prevenire e sempre meglio che curare, il questore di Trento invita anche a non commettere imprudenze. «Con le nuove tecnologie - spiega - e penso a social network come Facebook, a internet e alle chat, le occasioni di conoscere sconosciuti si sono moltiplicate in maniera esponenziale. E spesso diamo fiducia a persone che in realtà non conosciamo affatto, scambiando foto anche intime o rivelando loro particolari della nostra vita». Una maggiore prudenza, insomma, il ritorno ad una sana diffidenza.

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