Degenze ospedaliere più lunghe per i trentini

In ospedale ci restano in media due giorni e mezzo in più dei campani


Robert Tosin


TRENTO. I pazienti trentini restano in ospedale in media due giorni in più rispetto agli umbri e ai campani; un giorno e mezzo in più rispetto alla media nazionale. La degenza media, infatti, sotto l'aquila di San Venceslao sfiora gli otto giorni, quando in Campania è al cinque e mezzo. Il dato italiano fissa in 6,69 giorni la permenenza a letto degli ammalati ospedalizzati. I dati del Ministero della salute aiutano a dare fondamento ad un dibattito molto attuale nella sanità italiana e quindi anche in quella trentina. L'obiettivo strategico assegnato negli ultimi anni è quello di ridurre il più possibile le giornate di degenza. Il motivo principale è quello economico, nel senso che un posto letto in ospedale costa moltissimo. Ma c'è anche un problema di salute e di organizzazione dei servizi medici che tendono ad affrontare il caso sanitario il più possibile fuori dalle corsie ospedaliere sia con la rete territoriale che in day hospital. Insomma, il letto d'ospedale deve essere riservato solo a situazioni non risolvibili in altro modo. Buona parte della chirurgia, ad esempio, richiede un minimo di degenza, ma anche qui si tende a ridurre i tempi al minimo indispensabile. Su questo fronte il Trentino è in perfetta media nazionale per quanto riguarda l'allettamento pre operatorio: nemmeno due giorni. C'è un tempo tecnico in cui il paziente deve essere preparato per sostenere l'operazione, ma di solito viene ridotto appunto allo stretto necessario, anche per non provocare l'ansia d'attesa che dal punto di vista psicologico ha il suo peso. La degenza preoperatoria in Trentino è di 1,83 giorni, quella media nazionale è di 1,88. L'attesa più lunga prima di arrivare sotto i ferri è nel Molise, 2,54 giorni; in Umbria invece puntano sulla sorpresa: nemmeno un giorno in camera prima di essere trasferito in sala operatoria. Secondo i dati diffusi dal Ministero della salute e riferiti alle degenze del 2009, il Trentino appare come uno dei maggiori utilizzatori del day hospital, aspetto che contribuisce in modo determinante a rendere bassissimo il numero dei ricoveri ordinari che durano una sola giornata. Il fatto di risolvere i guai sanitari tramite ambulatorio e con una permanenza di qualche ora diventa in effetti una soluzione ideale per evitare costi e burocrazia di un trasferimento, seppur temporaneo, in ospedale. E, non va dimenticato, riduce moltissimo i disagi anche per i pazienti. Soprattutto al giorno d'oggi diventa addirittura un lusso per molti ricoverarsi in ospedale. C'è un aspetto sociale, a questo proposito, che non sempre si valuta attentamente. Spesso si registrano casi di persone che si rivolgono alla guardia medica perché non possono permettersi di andare dal proprio medico di base in orario d'ambulatorio. Figurarsi poi "perdere" due giorni in ospedale. La percentuale di ricoverati in day hospital in Trentino è del 33,8 per cento ed è tra le più alte d'Italia, di 4 punti al di sopra della media nazionale. Meglio fanno Liguria, Sicilia, Basilicata e Campania. Questo comporta un bassissimo ricorso ai ricoveri minimi e qui solo il Molise fa meglio del Trentino dove la percentuale di ricoveri ordinari di un giorno è solo l'8 per cento del totale (su una media nazionale del 14,9). Il Trentino è ai vertici pure di un'altra classifica, quella che registra le degenze che sforano i tempi stabiliti. Esiste una sorta di prontuario che definisce i tempi massimi di permanenza in ospedale a seconda degli interventi che il paziente deve subire. Sforare questi tempi mette in allarme su possibili squilibri economici o magari sulla necessità di rivedere l'iter sanitario fin lì seguito. Non sempre è così perché ogni caso sanitario fa storia a sé. Le polemiche su questo tema sono all'ordine del giorno. Comunque in Trentino i ricoveri oltre la soglia definita vale il 5,5 per cento del totale, secondo solo alla Valle d'Aosta. Un bene o un male? Qui il dibattito è molto aperto. I medici trentini, forse anche per la disponibilità di letti, strutture e risorse, sono più prudenti: meglio un giorno in più sotto controllo che uno in meno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano