Concessioni al rallentatore «La legge è da cambiare»

Edilizia, l’architetto Dalfovo (Acli) chiede tempi certi, meno burocrazia e più chiarezza sulla destinazione delle aree. «Basta lamentarsi in silenzio»


di Luca Marognoli


TRENTO. Meno «inutili scartoffie», commissioni che valutino i progetti «per la loro coerenza e non perché sono belli o brutti», tempi più brevi per l’attuazione del Prg e chiarezza sulla destinazione delle aree. Arrigo Dalfovo, architetto iscritto all'albo dal 1976 (oltre che presidente delle Acli), ha la sua formula per combattere la lentezza delle concessioni edilizie. Dopo la denuncia di Enrico Garbari, presidente dei costruttori edili di Confindustria, che aveva parlato di quasi mille licenze bloccate negli uffici comunali, e l’intervento normativo della Provincia per accelerare i tempi, non sembra essere cambiato molto. «Sei mesi per una concessione edilizia sono troppi», attacca Dalfovo. «Siamo di fronte ad una crisi di sistema: l’unica possibilità per rilanciare la nostra edilizia sono tempi brevi e certi. Se da quando l’investitore pensa un progetto alla sua realizzazione passa un anno, nel frattempo può essere cambiato il mondo».

Dalfovo dà una scossa all’intero settore, invitando i diversi interlocutori a svegliarsi. «Sono stufo di sentire lamentele a voce bassa, dei dipendenti del Comune, degli imprenditori, dei professionisti, senza vedere nessuno che prende in mano la situazione. Non sto mettendo in discussione la programmazione del Comune: buttiamo via solo l’acqua sporca ma facciamolo. Mettiamoci tutti attorno al tavolo: categorie, istituzioni, imprenditori, e troviamo una soluzione. Questa legge non è più al passo con i tempi: siamo in un momento in cui servono decisioni perché tutto è in rapida mutazione, anche la pianificazione territoriale. Inutile parlare in continuazione di crescita e non intervenire: significa mettere una pianta che ha bisogno di sole all'ombra». La prima cosa da fare è alleggerire il peso della burocrazia: «Di tutte le scartoffie che vengono richieste, meno del 50% serve a una concessione ed è funzionale alla realizzazione. Ad esempio, bisogna depositare degli schemi di impianti sapendo benissimo che alla fine cambieranno 5 volte prima di arrivare al progetto esecutivo. Non è un problema del Comune di Trento, ma della legislazione, anche provinciale, che necessita di passaggi obbligatori ma non necessari. Tempi che non si conciliano assolutamente con gli investimenti immobiliari. E smettiamola di usare il termine speculazione: in Trentino pochi speculano, qui si investe». Dalfovo richiama anche le commissioni edilizie, «le quali devono capire che il progetto va valutato per la coerenza interna, non per quello che io penso sia bello o sia brutto in quella zona». Quanto al Comune, «ha l'obbligo di abbreviare i tempi per l'attuazione del Prg. Se tu mi dai un'area e questa ci mette 10 anni ad avere una determinata destinazione, ha perso il significato e magari non è più compatibile con l'espansione urbanistica». Serve infine «chiarezza sulla destinazione delle aree», come l’Italcementi, dove «tutti fanno ipotesi su cosa dovrebbe andarci dentro ma non ci sono certezze».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano