«Con Grisenti non si parla». Il M5S si divide

Critiche alla capogruppo Bottamedi: «Restare puri». Lei rivendica: «Non mi isolo come un talebano»


di Chiara Bert


TRENTO. «Noi con Grisenti non parliamo. L’isolamento in questo caso è un valore». «No, il confronto è la base della democrazia e io non mi isolerò come un talebano». Entrati per la prima volta nel palazzo (provinciale), nei Cinquestelle trentini è già scontro sulla linea da tenere in particolare nei rapporti con le altre forze di minoranza. Dopo il parlamento, in consiglio provinciale si ripropone dunque per i grillini la divisione tra i «duri e puri» del movimento, che non vogliono contaminazioni, e quelli che invece rivendicano la possibilità di dialogare con gli altri.

Così, all’indomani della prima seduta del consiglio, e del primo intervento in aula della capogruppo Manuela Bottamedi raccontato da Paolo Mantovan (Trentino di sabato), su Facebook va in onda una discussione aperta e a tratti dura. Ad innescare la miccia è Paolo Vergnano, noto attivista del movimento e tra i candidati alle provinciali, il quale non solo non ha apprezzato il discorso di Bottamedi, giudicato troppo «morbido», e se la prende con la «vicinanza, anche fisica, con persone che potrebbero essere paragonabili a Berlusconi in ambito locale, e che appare alquanto inopportuna» (Bottamedi è seduta in consiglio vicino a Silvano Grisenti, ndr). «Essere paragonabili a Forza Trentino di Bezzi, Progetto Trentino di Grisenti e la Lega di Fugatti, non solo è controproducente ma totalmente contrario a qualsiasi possibile attività del movimento. Se dovessi trovarmi nella situazione di condividere anche solo potenzialmente gli spazi politici con questi soggetti - prosegue - chiederei immediatamente conto della scelta dei portavoce». «Si deve attuare una politica di distanza da qualsiasi personaggio che possa essere contrario ai nostri ideali», incalza Vergnano in nome della «purezza e «trasparenza totale». Sul web fioccano i commenti. «Bene ha fatto Vergnano a rimarcare questo come allarme. Dobbiamo essere tremendamente realisti in ciò che osserviamo, tremendamente idealisti in ciò che proponiamo», scrive Giorgio Corbani. Cristiano Zanella, già candidato al Senato nel collegio di Trento, avverte: «Le insidie e le tentazioni saranno all’ordine del giorno. Se vogliamo veramente cambiare il sistema non ci può essere spazio per ragionamenti da vecchia politica». E Marina Voudouri: «In Sicilia il M5S aveva provato a collaborare con la maggioranza in modo trasparente ma non c’è verso. Devono andare tutti a casa».

A Vergnano, e agli altri, risponde a muso duro la stessa Manuela Bottamedi: «Eri presente in consiglio? No. Hai ascoltato il mio discorso? No. Chiedi le richieste scomode che io e Filippo Degasperi abbiamo rivolto a Grisenti, Giovanazzi e Mosna». Poi rivendica: «Noi non vogliamo isolarci, con queste persone dobbiamo e vogliamo confrontarci e misurarci, volta per volta, anche duramente se necessario, ma sempre in modo corretto e trasparente. Credo non ci sia nulla di cui giustificarmi». In tanti si schierano con lei. «Ci si può confrontare per capire meglio la posizione di chi ci sta di fronte, non per questo si perdono di vista gli ideali in cui crediamo», avverte Gabry, «e poi scusate abbiamo dato la fiducia a Bottamedi e Degasperi». «È presto, si devono ambientare, non pressiamoli troppo», interviene Luca Giacomoni, «se iniziamo a dare segni di sfiducia al primo articolo di giornale, allora diamo ragione a quelli che dall’esterno ci vedono come crociati o talebani». E Lorenza Colò: «Non perdiamoci su queste banalità come il fatto di parlare con qualcuno che non è del movimento».

È la stessa Bottamedi a intervenire di nuovo per chiudere il caso: «Francamente - confessa - non pensavo che rivolgere la parola a Grisenti per chiedergli come mai lui e Borga si fossero prenotati per parlare dopo che avevamo concordato come minoranze di non intervenire, sollevasse questo polverone. Sia chiaro che io non mi vergogno di parlare con nessuno, anzi. Porterò avanti a testa alta le nostre idee e mai avrò paura di dialogare con chicchessia, si chiami Grisenti, Giovanazzi o Bezzi. Solo chi ha paura del diverso si isola».













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