Colombia, in poche mani le concessioni estrattive 

All’OltrEconomia lo scrittore uruguaiano Zibechi e attiviste sudamericane spiegano la violenza di Stato nei confronti delle minoranze e degli indigeni


di Maddalena Di Tolla Deflorian


Trento. È per un “cammino (sociale ed economico, ndr) differente e per una dimensione emotiva differente” dei popoli e delle persone, che lavorano gli organizzatori di Oef. Ieri all’OltrEconomia festival, al parco Santa Chiara, queste parole sono risuonate nettamente nell’intensa conferenza pomeridiana, dedicata alla situazione dei movimenti di resistenza in America Latina, dove, insieme alle tre testimoni in programma, è intervenuto anche Raul Zibechi, lo scrittore uruguaiano, che avrebbe dovuto presenziare il giorno prima ma per un ritardo è arrivato solo ieri. La Colombia è stata raccontata come paradigma dei problemi globali, delle tendenze liberiste di militarizzazione dello spazio sociale, ma anche come esempio di azione delle comunità per restare unite, solidali e resistenti. Sono intervenute Zahily Juliana Chaparro Hernández, della Commissione de justicia y paz Colombia, Nidiria Ruiz Medina dell’Associazione delle donne del Bajo Naya – Colombia e Magola Aranda della Zona di Riserva Contadina della Regione del Putumayo. Le tre donne hanno raccontato come in Colombia la violenza dello Stato, dei militari e paramilitari sia quotidiana, e come il processo di pace sia diventato un’apertura del territorio agli interessi liberisti, con un aumento enorme delle concessioni per estrarre minerali e petrolio, e una criminalizzazione crescente degli attivisti. La conferenza ha messo in chiaro una tendenza allarmante, descritta da Zibechi: «La Colombia è un paese chiave ed è un laboratorio del controllo e della repressione dei movimenti sociali da parte del potere». Il problema che tanti guai e violazioni gravissime ai diritti umani produce, analizzato nella giornata di ieri, è il principio estrattivista, in altre parole il furto spesso violento di terra e risorse ai danni di contadini, piccole comunità, territori periferici, minoranze e indigeni. «Adesso i movimento sociali sono il rischio principale per il potere» ha aggiunto Zibechi. Ad Oef accanto alle conferenze su temi di forte impatto sociale, a riflessioni sempre un po' scomode, si trova una socialità che prova ad essere coerente, nel suo piccolo, con l’etica indicata come parametro per risolvere i problemi globali. Il cibo è biologico, a filiera corta, vegano e vegetariano, solidale, c’è il mercatino delle associazioni, lo scambio ecologico di vestiti, la libreria del festival, ridotta rispetto a quella dello Scoiattolo, ma nutrita di lettura dense e alternative al pensiero mainstream.

Al mattino lo spazio è dedicato a focus group come quello di ieri mattina sul giornalismo nelle zone di conflitto. Oggi si apre alle 9 con un workshop sui confini organizzato da Antenne Migranti, Borderline Europe e popoli in Arte, si prosegue alle 11 con un workshop sulla Valdastico Nord. Altre conferenze proseguono nel pomeriggio.













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