lavoro

Chi prende il sussidio farà (anche) volontariato

Non basterà dimostrare di cercare lavoro, bisognerà pure rendersi utili La difficile sfida per il reddito di garanzia, percepito nel 2015 da 7 mila persone


di Andrea Selva


TRENTO. Va bene il reddito di garanzia, ma con più rigore e soprattutto con l’impegno a restituire alla comunità il beneficio ricevuto. Ecco le direttive della giunta provinciale che ha inserito nella Finanziaria 2017 la possibilità di “sanzionare” chi non si impegna attivamente per cercare un impiego mentre percepisce il sussidio provinciale (ne abbiamo parlato sul Trentino di ieri). E che ha dato indicazione ai propri uffici delle politiche sociali di trovare il modo di impiegare in modo utile per la comunità le persone che percepiscono, in qualche misura, il reddito di garanzia.

La sfida non è facile: nel 2015 sono stati circa 7 mila i residenti in Trentino da almeno tre anni (quasi la metà di nazionalità straniera) che hanno percepito il reddito di garanzia. In totale la spesa per la Provincia autonoma di Trento è stata di circa 14 milioni di euro a beneficio di persone in stato di povertà (senza reddito e con un indice Icef inferiore a 0,13) che hanno percepito un assegno che - al massimo - può arrivare a 950 euro mensili per nucleo familiare. Ma si tratta di una somma che solo i nuclei familiari più numerosi riescono a raggiungere.

Ora l’obiettivo (in realtà non nuovo, ma mai concretizzato finora) è quello di organizzare una serie di attività utili per la comunità, con il coinvolgimento degli enti locali (Comuni e Comunità di valle) ma anche altre istituzioni, come ad esempio le case di riposo. L’idea è quella di creare un percorso di volontariato che dia l’occasione alle persone sostenute con denaro pubblico di restituire alla comunità - in qualche modo - il beneficio che ricevono. Ora si tratta di vedere chi (e come) potrà essere coinvolto in questi percorsi, con la consapevolezza - spiegano in Provincia - della difficoltà di un progetto che riguarda (potenzialmente) un piccolo esercito di persone. Una cosa è certa: non si tratterà di lavori socialmente utili come quelli a cui siamo abituati, perché non si tratterà di lavoro retribuito ma di attività di volontariato.

Nel frattempo nella finanziaria è stato scritto nero su bianco un principio che già era stato espresso per il reddito di garanzia, ma non aveva mai trovato un applicazione puntuale come quella che la Provincia ha fissato tra i propri obiettivi: chi non si impegna attivamente nella ricerca di un lavoro si vedrà rifiutare il sussidio per un periodo proporzionale alla gravità del comportamento. Sarà la Provincia - con un regolamento successivo alla Finanziaria - a stabilire quando (e perché) scatteranno le sanzioni. Una «linea dura» che la Cgil ha accolto con apertura, ma con la precisazione (si legga il pezzo a lato) che va accompagnata con l’organizzazione di servizi e sostegno per chi - con buona volontà - si impegna nella ricerca di un lavoro.













Scuola & Ricerca

In primo piano