Calza: «Maggioranza messa in difficoltà» 

Per la dem, il valzer sulla votazione per la presidenza in consiglio comunale aveva un chiaro scopo



TRENTO. La votazione per la presidenza del consiglio comunale, che si è conclusa con la terza tornata e il ballottaggio con un risicato 18 a 16 per Salvatore Panetta, il candidato della maggioranza, ha lasciato non pochi strascichi. Anche perché, a contendere l’incarico c’era la vice capogruppo del Pd, Roberta Calza. La quale, lasciato decantare l’ennesimo brutto spettacolo con tanti franchi tiratori che non hanno rispettato l’indicazione della coalizione (erano 23 i voti della maggioranza, ne sono mancati minimo sette) vuole precisare la sua versione dei fatti. «Non ci sto a fare il capro espiatorio – esordisce – e non c’è nessun “caso Calza”. Anche se avessi declinato l’indicazione di votare per me, proposta dalle opposizioni, come ha fatto prima di me Roberta Zalla, le cose non sarebbero cambiate, visto che i voti (7) alla Zalla sono andati lo stesso, mentre il candidato della maggioranza si è fermato a sei».

Però, facciamo notare, è alquanto strano che i comportamenti in gruppo come quello del Pd, non siano concordati. Come aveva fatto in precedenza Roberta Zalla, anche lei avrebbe potuto chiarire che non accettava la provocazione. «Esatto – commenta Calza – la proposta di candidare una donna della parte opposta, avanzata da Bruna Giuliani, era una provocazione, per mettere in difficoltà il centrosinistra. E del resto le opposizioni fanno il loro gioco, sebbene vada dato atto alla Giuliani che la premessa non era scorretta, perché è vero che ancora una volta, con la sostituzione di Lucia Coppola con Panetta, si è indebolita di più la componente femminile che ha incarichi di responsabilità. Ma, tornando all’indicazione di votarmi, l’opposizione ha ottenuto quello che voleva: mettere in difficoltà la maggioranza».

Anche voi però ci mettete del vostro, perché le dichiarazioni fatte all’indomani del rimpasto sono molto dure nei confronti del sindaco. Chi come Pattini (Patt) afferma che non c’è più la coalizione di centrosinistra, perché a livello provinciale il Patt è andato da solo e chi, come il Cantiere, si sente sacrificato in nome dei numeri per governare. (sa.m.)













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