Cacciari: «Zitti finché serviva, oggi non poteteribellarvi ai tagli»

Il prof attacca le autonomie: «Non possono chiamarsi fuori, la situazione impone a tutti di agire con l’accetta»


di Chiara Bert


TRENTO. «Le rivendicazioni delle autonomie speciali andavano fatte vent’anni fa, ma allora se ne sono state tutte zitte perchè il federalismo già ce l’avevano e a loro andava bene così. Oggi si svegliano, ma è troppo comodo. La spending review peserà anche su di loro, nessuno può chiamarsi fuori». Massimo Cacciari, filosofo ex sindaco di Venezia, va giù duro con l’asse del Nord sancita lunedì a Borghetto.

Professor Cacciari, dalle autonomie del Nord è partita un’offensiva contro il governo Monti e le richieste contenute nel decreto sulla spending review. Che ne pensa?

È chiaro che la spending review peserà anche sulle Regioni e le Province autonome, ci mancherebbe altro. Ma cosa vogliono, chiamarsi fuori?

Dellai sostiene che il governo dovrebbe allearsi con i poteri locali, invece di dettare tagli da Roma, e parla di una «fortissima svolta centralista».

I governi sono centralisti da trent’anni a questa parte. C’è stato, al di là delle chiacchiere leghiste, un centralismo totale in tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 25 anni. Che scoperte fanno le autonomie speciali?

Rivendicano di essere «un’Italia che funziona».

Ma funzionano anche grazie ai soldi che il Paese dà loro. È certamente vero che al Nord le Regioni e le Province autonome funzionano bene e spendono bene i soldi, e questo mi fa molto piacere. Ma dal punto di vista dei trasferimenti statali sono strafavorite com’è noto e scientificamente dimostrato, quindi è chiaro che dovranno anche loro fare dei sacrifici come viene chiesto a tutti.

Alleandosi tra loro le autonomie rischiano di apparire ancora di più come le privilegiate che si autodifendono agli occhi delle Regioni ordinarie?

Non dico questo. Ma è chiaro che in un riassetto complessivo serio e realistico occorrerebbe ripensare anche le autonomie speciali. È pacifico, ma è tutto un’esercizio di scuola perché in Italia non si farà mai niente. Mi pare che sia un po’intempestivo svegliarsi adesso. Che i governi fossero centralisti le Regioni a statuto speciale forse potevano scoprirlo qualche anno fa.

Pensa che oggi l’Italia si stia allontanando da una prospettiva federalista?

Con la crisi che stiamo attaversando è chiaro che tutto si ricentralizza. Quando il problema è di carattere finanziario complessivo è automatico che tutto si centralizza. Quelle delle Regioni e Province autonome sono rivendicazioni che andavano fatte vent’anni fa, ma non le hanno fatte perché a loro andava bene così. Molto semplicemente perché loro il federalismo già ce l’avevano e gli andava bene così e non hanno mosso un dito. Adesso si svegliano? Mi pare un po’ troppo comodo.

Non è però una sconfitta per tutti che si vada ad una spending review che per diversi aspetti si basa sui tagli lineari?

Certo, è ovvio che bisognerebbe evitare i tagli lineari uguali per tutti ma giudicare l’efficienza e l’efficacia. Ma sono anche questi discorsi datati almeno di vent’anni, ne ho la nausea. Non si è fatto assolutamente nulla e cosa si pretende che venga fatto ora che la situazione economica e finanziaria è tale per cui per forza bisogna per forza procedere con l’accetta. Adesso si sveglia qualcuno? Mi pare addirittura comico.

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