Burocrazia mangia soldi, in Trentino vale 252 milioni

Le imprese locali pagano 7.000 euro all’anno alla macchina amministrativa. E se per aprire un’attività bastano 24 ore, assumere diventa quasi impossibile


di Luca Pianesi


TRENTO. La burocrazia è una terribile macchina che mangia tempo, risorse, energie e speranze a cittadini, artigiani e imprenditori. Qualcuno l'ha definita l'arte di rendere impossibile il possibile. Tecnicamente significa “potere degli uffici” (in un misto settecentesco di francese e di greco, da bureau, ufficio, e kratos, potere). In termini pratici è la Cgia di Mestre ad averne tradotto il significato: la burocrazia, in Italia, nel 2012 ha rappresentato 2 punti di Prodotto interno lordo.

Uffici, carte, funzionari, privacy e controlli vengono pagati, ogni anno, 31 miliardi di euro dalle piccole e medie imprese italiane. E le aziende trentine non sono da meno: spendono, in media, 7.000 euro all'anno per “sopportare” la pesantezza degli adempimenti burocratici e, secondo Coldiretti, perdono fino a 100 giorni di lavoro per gestire le pratiche e per comprendere le normative. Globalmente il “sistema” trentino sacrifica, quindi, sull'altare del “potere degli uffici” circa 251 milioni e 640 mila euro all'anno. Cifre da spavento che se venissero sgonfiate significherebbero ripresa del commercio e rilancio della produzione. Ma la burocrazia si annida in quasi tutti i settori.

Aprire una piccola impresa, oggi, per esempio, in Trentino è piuttosto facile. Bastano poche pratiche e in 24 ore, con una buona copertura finanziaria, si riesce a partire con la propria attività. Ma appena si tenta di assumere del personale o, ancora peggio, un apprendista le pratiche si moltiplicano e ci si finisce per perdere nel ginepraio di leggi sulla privacy, del lavoro e del fisco, adempimenti presso Inps, Inail, Camera di Commercio e imposizioni di autorità ed organismi vari. E per chi riesca comunque a partire con il suo progetto d’impresa subentrano i lacci e lacciuoli delle regole di gestione. Su tutti c’è il caso del conferimento dei rifiuti. Il Sistri (Sistema di Tracciabilità dei Rifiuti) è uno strumento gestito dal Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente che vigila sull smaltimento, soprattutto dei rifiuti speciali, delle imprese. Ebbene spesso le loro direttive sono diverse da quelle che i diversi comuni applicano per lo smaltimento dei rifiuti nei centri di raccolta e ciò provoca dei cortocircuiti del sistema, anche perché gli stessi comuni trattano in maniera differente rifiuti simili.

Chi intenda avventurarsi nella costruzione o ristrutturazione di un edificio si troverà a confrontarsi con norme provinciali e nazionali che andranno a sovrapporsi ai piani comunali. Certo il Trentino è lontano dai picchi di follia raggiunti per esempio a L’Aquila dove le 1.109 leggi e ordinanze che sono state prodotte per far partire i lavori di ristrutturazione, dal giorno del terremoto (6 aprile 2009) ad aprile 2013 (secondo uno studio fatto da Gian Antonio Stella), hanno di fatto bloccato tutto. Non si può poggiare una pietra senza incappare in un divieto o in una norma che non ne permette la posa. E poi c’è il capitolo controlli, nei cantieri oppure quelli sanitari negli esercizi pubblici che, per molti artigiani, troppo spesso, vengono eseguiti in maniera poco trasparente e con scarsa chiarezza, da forze dell’odine diverse e con metodologie differenti. E se è vero quanto diceva Max Weber, che «la burocrazia è tra le strutture sociali più difficili da distruggere» conoscerla e comprenderla può essere un primo passo per affrontarla.

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