LA NOVITà

Buono pasto, ha più valore ma non si usa per la spesa

Cambia il regime: si passa da 5,29 a 7 euro, il tesserino però si impiegherà solo per la ristorazione e non si potrà cedere. Buratti: «Finalmente regole»


di Daniele Peretti


TRENTO. Erano diciassette anni che i buoni pasto non venivano ritoccati, ma a modificare la situazione ci ha pensato la legge di stabilità che ha alzato la soglia di esenzione a 7 euro, dai precedenti 5,29. Ma con lo stesso provvedimento legislativo sono state introdotte nuove regole che cambiano del tutto le abitudini dei fruitori delle card. L'utilizzo sarà singolo e per una sola volta al giorno. Se non utilizzato il buono pasto scade e non se ne può più usufruirne. Introdotto il divieto di utilizzo per la spesa del buono, che sarà incedibile.

Entriamo nel dettaglio. In pratica si potrà spendere solo 7 euro a pasto e per una sola volta al giorno. Essendo stato eliminato il cumulo non si potrà più pagare la spesa al supermercato, o utilizzarne più di uno per coprire la spesa totale quando supera il valore pro capite. La differenza bisognerà ora pagarla in contanti. Il datore di lavoro per poter detrarre il costo dei buoni pasto, dovrà distribuirne un numero corrispondente alla giornate effettivamente lavorate. I buoni pasto non hanno valore durante le ferie, permessi o malattia. Viene di fatto eliminata la possibilità dell'asporto, perché i ticket potranno essere impiegati solo per l'acquisto di cibi e bevande da consumare nel luogo nel quale sono stati acquistati. I buoni pasto non potranno più essere ceduti a terzi, quindi niente pranzi offerti ad amici o parenti, come spesso accadeva; inoltre non potranno più essere in alcun modo monetizzati. A dare validità al ticket sarà il famoso cartellino, perché solo attraverso la timbratura sarà possibile stabilire la presenza al lavoro e quindi la validità. In altre parole le card sono molto più simili ad un badge rilasciato dalla mensa aziendale, piuttosto che ai vecchi ticket cartacei. Per i contratti part time si avrà diritto al buono solo nel caso in cui l'orario di lavoro comprenda le ore della pausa pranzo. Dal primo luglio i 500 milioni di buono cartacei, sono stati progressivamente sostituiti con quelli digitali che però hanno necessità di uno specifico lettore per i tesserini digitali. In Italia sono centomila gli esercizi convenzionati costretti ad affrontare un investimento considerevole per regolarizzarne la transazione, ma si dovrà creare una rete destinata a governare tutti i trasferimenti e tutti i movimenti confluiranno in una piattaforma alla quale l' Agenzia delle Entrate avrà accesso in tempo reale, per verificare gli eventuali utilizzi fraudolenti. Complessivamente il mercato dei buoni pasto in Italia vale 2 miliardi e mezzo all'anno e registra una crescita annuale 1,5% del fatturato. Giorgio Buratti, presidente dell'Associazione pubblici esercizi del Trentino: «Finalmente si è ufficializzato che si tratta di un buono pasto e non di un buono spesa come comunemente finiva per essere utilizzato. Era uno di quei diritti erogati senza controllo che finiva per generare un circuito vizioso tra chi lo utilizzava». Adesso è chiaro che si potrà utilizzare solo all'interno dei pubblici esercizi e questo dovrebbe essere un vantaggio: «Lo è perché prima c'era chi andava a comprare il salume per la cena per tutta la famiglia. O mangiava un panino portato da casa e poi andava a fare la spesa. Non è certo una “macchinina” in più a complicarci la vita».













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