Bocconi avvelenati, giro di vite

Dal ministero della salute regole più rigide per sindaci e Asl


Ivana Sandri


TRENTO. Con l'Ordinanza 10 febbraio 2012, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 58 del 9 marzo 2012, sono state rinnovate e migliorate le "Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati". Fin dall'adozione dell'Ordinanza 18 dicembre 2008, e successive modificazioni, il Ministero della salute si era posto l'obiettivo di combattere le morti di animali selvatici e domestici a causa delle esche avvelenate, con rischio anche per le persone - particolarmente grave per i bambini che potrebbero maneggiarle o ingerirle - che ne venissero casualmente contaminate.

Uno strumento ritenuto necessario per contrastare un fenomeno di cui è difficile fare una stima, ma si parla di circa 130.000 cani all'anno (fortunatamente da alcuni mesi è a disposizione dei veterinari una novità per contrastare gli effetti degli anticoagulanti contenuti nei più diffusi rodenticidi: il 5 luglio 2011 il ministero della salute ha autorizzato con procedura urgente un farmaco ad uso veterinario a base di vitamina K1).

Il profilo dell'avvelenatore si è evoluto nel tempo, passando da una netta preponderanza nelle zone rurali di casi connessi alle liti fra cacciatori o all'abitudine di eliminare competitori nella caccia come le volpi, all'azione nelle zone urbane di veri e propri serial killer che mirano ad uccidere spesso per mera zoointolleranza o a scopo di vendetta.

Per favorire l'attuazione delle norme già nel novembre del 2011 il Ministero aveva redatto delle linee guida, con l'obiettivo di standardizzare le procedure e uniformarle sul territorio nazionale.

Ne aveva reso noto i contenuti in un incontro rivolto agli addetti ai lavori, per favorire una migliore operatività, rilevando anche le inadempienze riscontrate fin dalla prima emanazione. Le principali inosservanze si erano evidenziate a carico dei sindaci e dei Servizi veterinari ufficiali che non sempre avevano provveduto con tempestività all'obbligo di bonificare l'area contaminata e a intensificare l'attività di controllo.

Carenze si sono verificate anche nell'istituzione del "tavolo di coordinamento" presso le Prefetture (in Trentino Commissariato del Governo) e tempi di risposta sui reperti da parte degli Istituti zooprofilattici non compatibili con la necessità di agire con rapidità. Nell'ordinanza vengono specificati gli obblighi di sindaci, Asl, medici veterinari liberi professionisti, istituti zooprofilattici, prefetti, vengono indicate le modalità per effettuare derattizzazioni e disinfestazioni, e vengono definiti i tempi entro i quali devono essere attuati controlli ed esami necessari ad accertare l'avvenuto avvelenamento, al fine di rendere possibile l'individuazione del responsabile.

La nuova ordinanza ha ricevuto l'approvazione delle associazioni protezioniste che, però, chiedono che le norme siano recepite in legge al più presto per renderle definitive e senza scadenza (l'ordinanza ha durata 24 mesi).













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