Bewine, il successo anima la polemica

Pojer: «É stata una scelta obbligata, la Mostra dei vini non ha lo stesso seguito. Abbiamo perso tempo prezioso»


di Carlo Bridi


TRENTO. Grande successo per la seconda edizione della Bewine, l’evento di primavera organizzato a Trentofiere dall’Associazione dei vignaioli del Trentino. Oltre una cinquantina di espositori dei quali due terzi provenienti dal Trentino e gli altri dalle varie regioni italiane. Presenti anche alcuni stand di prodotti alimentari come il Casolet del caseificio turnario di Pejo. Un evento, afferma il presidente dei vignaioli Lorenzo Cesconi, che ci indica che è questa la strada da percorrere per la promozione del vino trentino. «La presenza di oltre 1400 persone, un terzo quasi in più dello scorso anno, grazie particolarmente all’evento di venerdì sera che ha visto oltre 500 persone in larga parte giovani, partecipare al “Magnum Party” ci dimostra che è possibile avvicinare anche i giovani, l’importante è trovare la formula giusta, che poi non costa neanche molto, 200 euro per azienda, sul futuro noi auspichiamo una maggiore autorevolezza anche della politica» conclude Cesconi.

L’ex presidente Roberto Zeni, presente in forze con i due figli Rudy e Veronica, registra un largo afflusso di giovani molto interessati con tanta voglia di capire di conoscere le novità come le nostre ossia il Teroldego di montagna prodotto al Maso Nero di Pressano, un prodotto eccellente. Convinto dell’interesse per le novità anche Stefano Pisoni che presenta per la prima volta i vini senza solfiti, sia rosso che bianco, con uno splendido Nosiola. «Ci sono molte persone allergiche ai solfiti per questo l’interesse a questo vino è notevole» afferma Pisoni.

Mario Pojer, non smentisce la propria fama di lingua tagliente: «É questa una scelta obbligata, visto lo scarso successo della Mostra dei Vini tradizionale. La location è ideale, spazi, luce si prestano in maniera eccelsa alla presentazione del vino che è storia, azienda, territorio». E prosegue: «Il Trentino ha bisogno di tanti ambasciatori del proprio vino, abbiamo perso del tempo prezioso, che va recuperato nei rapporti con il mercato».

Alla nostra domanda perché i vignaioli anche in Trentino non possono andare d’accordo con le cantine sociali come avviene ad esempio in Alsazia, Pojer risponde: «Abbiamo provato ma la controparte è arrogante e non sa ascoltare, non bisogna pensare solo con il portafoglio ma anche con il cuore».

Ma cosa risponde l’assessore all’Agricoltura e Promozione del Trentino Mellarini? «Mi dispiace di questo atteggiamento di non collaborazione perché la cooperazione è stata ed è la salvezza per migliaia di piccoli e medi viticoltori, che senza la cantina sociale non saprebbero come valorizzare i loro prodotti» e cita l’esempio della Sociale di Mori che continua a mietere premi con l’ottimo Muller Thurgau dell’altipiano di Brentonico.

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