TRENTO. «Sono molto sorpreso, ma anche abbastanza tranquillo». Quando risponde al telefono per la prima volta, Renzo Colombini è fuori città ed è stato avvisato da poco delle perquisizioni a casa sua e negli uffici della sua ditta. Poi, nel pomeriggio, è rientrato in città e parla un po’ di più: «Questa inchiesta mi sorprende molto. Noi lavoriamo soprattutto con i privati. Abbiamo pochissimi lavori con gli enti pubblici. Comunque verificherò». L’imprenditore è noto in città per i suoi molteplici interessi. E’ tra i fondatori della Fondazione galleria civica di Trento e anche presidente di una squadra di calcio a 5.
 Entrando nel merito delle ipotesi formulate dall’accusa, Colombini spiega che in molti degli appalti contestati la sua impresa ha una presenza marginale: «Per il nuovo carcere di Trento abbiamo vinto un solo lotto e si tratta di poca cosa. Per l’ex Manifattura tabacchi, invece, non abbiamo vinto neanche un lotto. Mi sembra molto strano che siamo coinvolti. Comunque devo guardare bene le carte e parlare con il mio avvocato».
 Colombini spiega, comunque, di sentirsi a posto: «Le accuse mi sorprendono. Mi sembra che si tratti di cose piovute dal cielo. Noi ci siamo sempre comportati in modo molto corretto e non abbiamo truccato nessuna gara. Adesso vedremo cosa dice l’accusa e poi decideremo come comportarci». Colombini è indagato insieme alla figlia Alessia, al genero Paolo Lucianer e al collaboratore Matteo Golfarelli Fago. Secondo la Procura e la Finanza, avrebbero pilotato le gare redigendo direttamente il capitolato degli appalti cui poi partecipavano. In questo modo, avrebbero tratto dei grandi vantaggi. Per Colombini c’è anche un’ipotesi di reato più grave: quella dell’illecita concorrenza mediante minacce. (u.c.)