Andreatta: tasse e tariffe personalizzate

Nella relazione al bilancio il sindaco parla di «ecologismo» e di equità: «Discriminare positivamente come don Milani»


di Luca Marognoli


TRENTO. E Andreatta si scoprì ecologista. Nella sua relazione politica al bilancio di previsione triennale, il sindaco fa un excursus sui principali punti critici del momento politico attuale, dalle migrazioni all’esplosione della destra populista fino alla crisi dei partiti. Concludendo che la politica non è morta. Anzi: «la buona politica è possibile» e figure come Degasperi, Kessler, Langer e Battisti devono essere di ispirazione. In un’era in cui le vecchie categorie usate per comprendere il mondo sono cambiate, la visione di futuro più critica, aperta e realistica - dice Andreatta - «è quella che definirei ecologista; è quella che si interroga sulle interdipendenze dello sviluppo, sul senso del limite, sul concetto di sostenibilità, sulla considerazione della persona umana come valore e fine in sé».

La ripartenza. Per il sindaco serve un «rinnovato patto di cittadinanza». E qui Andreatta dedica un passaggio, inevitabile, alla crisi di governo del Comune: «L'anno e mezzo che è trascorso dalle elezioni amministrative, da questo punto di vista, non è stato d'aiuto e le fibrillazioni all'interno della maggioranza hanno dettato un'agenda politica impropria che, per certi versi, ha oscurato il lavoro, che pure c'è stato». Oggi però non bisogna guardare indietro - aggiunge - ma puntare a «una discontinuità, un cambio di passo, quella che ho chiamato una ripartenza».

Smart city. Il modello di città che concretizza questa immagine è quello della «smart city»: una città “veloce”, della conoscenza, dell’innovazione, della trasformazione di interi quartieri, e assieme “lenta” perché basata sulla qualità delle relazioni, del tempo, dell’ambiente e della vita. Va portata avanti «l’intuizione kessleriana» sostenendo l’Università e i centri di ricerca. E va dedicata grande attenzione alle priorità indicate dai cittadini, abituati alla qualità elevata dei servizi che viene da anni riconosciuta al capoluogo.

Politiche sociali innovative, tasse e servizi stabili. Al centro delle scelte ci deve essere sempre il concetto di equità. Andreatta conferma che la pressione fiscale subirà solo aggiustamenti, non incrementi, e osserva come «lo strumento dell'Icef è ormai evoluto al punto che le politiche tariffarie e tributarie possono essere “personalizzate”». In modo da «“discriminare positivamente”, cioè non trattare in maniera uguale i disuguali», secondo lo spirito di don Milani. Da notare infatti che «il 10% dei proprietari di Trento possiede 10 o più immobili». È necessario inoltre capire come la domanda sociale cambia e agire «anche attraverso politiche normalmente escluse da quelle definite “sociali”». «Che cosa è, infatti, più “sociale” di un asilo-nido, degli spazi di aggregazione, dei luoghi pubblici nei quali le persone si incontrano? Cosa c'è di più sociale della sicurezza o ancora delle belle esperienze di cohousing che in questi ultimi anni si sono diffuse anche a Trento?»

Sicurezza fa rima con educazione. Gli strumenti per garantire la sicurezza devono essere adeguati. Per questo non si deve «invocare sempre e su tutto lo strumento penale». La scelta di campo di Palazzo Thun è «quella della fermezza e del rafforzamento della vigilanza sulle strade», ma anche dell’ampliamento degli spazi di libertà e dell’investimento sull’educazione.

Urbanistica. All'inizio del prossimo anno - spiega Andreatta - sarà portato in aula un documento di indirizzo che avvierà il percorso, partecipato, di riscrittura del Prg. In questo campo, «la rigenerazione e la riqualificazione di singoli edifici e di interi comparti urbani costituiranno una delle priorità assolute accanto ad un'ulteriore riflessione sul verde urbano inteso come valore e bene comune nel paesaggio identitario della nostra città. Ma certamente anche la mobilità, i servizi, le aree produttive e l'edilizia abitativa pubblica saranno questioni centrali». Trento va ripensata recuperando dal degrado i grandi vuoti urbani. «Ci attende una scommessa immediata: quella del riuso del complesso ex S. Chiara lasciato libero dalla Facoltà di lettere. Ma gli spazi irrisolti – Italcementi, Trento nord, Sardagna, Scalo Filzi – attendono un pensiero esigente e intransigente».

Decentramento: ripartire dai quartieri. Per Andreatta «una nuova stagione politica e amministrativa deve confrontarsi con l'ordine di grandezza del distretto, del quartiere, di quella che potremmo definire “l’unità minima di governo” del sistema urbano». Le Circoscrizioni «vanno riproposte come un'“amministrazione di prossimità” vicina al cittadino non tanto e non solo in termini fisici, ma come interprete di una domanda “situata” e di una politica autenticamente e propriamente partecipativa».













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