Agricoltura e cultura unite a Spagolle

Percorsi tra arte, gusto e natura per il rilancio come polo d’attrazione per il turismo della tenuta della Fondazione De Bellat


di Marika Caumo


BORGO. I primi passi saranno mossi nel 2014, con l'obiettivo di arrivare a 60mila visitatori l'anno nel 2017. La Fondazione De Bellat è pronta a rilanciare la tenuta delle Spagolle a Castelnuovo, trasformandola in un polo d'attrazione turistica esperienziale unico nel suo genere, puntando su arte, cibo, cultura, agricoltura.

Questa l’idea del progetto vincitore del secondo bando promosso dalla Fondazione presieduta da Mario Dandrea, presentato lunedì sera in Comunità di valle. In platea tanti sindaci e esponenti del mondo agricolo locale. Un percorso in cui la De Bellat è accompagnata da Trentino Sviluppo e dalla Fondazione Mach (presente il direttore Mauro Fezzi), che si è snodato attraverso due concorsi di idee. Il primo ha visto la realizzazione di un marchio per valorizzare i prodotti agricoli locali, il secondo, più imponente, mira alla valorizzazione della tenuta Spagolle, 38 ettari di cui fanno parte due masi, una cappella, una villa padronale, un centro di equitazione, il parco e 18 ettari di frutteto e vigneto.

A vincerlo un gruppo composto da cinque realtà locali: l’Azienda agricola Monti e Cielo di Paolo Paterno (Spera), la Società agricola Energy Garden di Michele Costa e Sabrina Verde (Villa Agnedo), l’Azienda agricola Il Genuino di Rodolfo e Giacomo Ropelato (Spera), La Bottega dello Sfuso di Andrea Zacquini (Borgo) e l’Associazione Arte Sella.

Per quanto riguarda l’aspetto prettamente agricolo, il progetto prevede la coltivazione di 4 ettari di terreni ad ortaggi e cereali attraverso la costituzione di una cooperativa agricola sociale; un laboratorio turnario per la lavorazione dei prodotti; la creazione di un paniere di alimenti freschi e biologici per i turisti e per le mense di asili e scuole.

«C'è bisogno di tutte le aziende agricole del territorio», ha spiegato la referente Sabrina Verde, illustrando poi l'aspetto più originale del progetto, quello turistico. C'è il percorso pedonale sensoriale, a forma di “8”, ad accesso libero, con la galleria verde all’ombra di pergolati di vigneti e frutteti, che si raccorda con la pista ciclabile, le vie dedicate ai “Pani nel mondo” e al “Foraggio nel sacco”, il percorso “in quota” per osservare dall'alto il bosco di faggi. Ci sono poi gli “Orti d'arte” spazio espositivo dove architetti e designer daranno vita a orti inediti. Un’area a pagamento, con il costo d’ingresso che sarà però detratto dall'acquisto di prodotti. E nella Villa Padronale troveranno posto il punto vendita di prodotti agricoli e gadget; un ristorante “cooking show” dove la cucina diventa un palcoscenico; un “Eat Planet”, museo dedicato ai cibi “dalla pianta al piatto”; spazi per esposizioni ed eventi legati alla coltivazione, lavorazione e consumo delle piante.

«Vogliamo far diventare la tenuta un centro di sistema per il rilancio dell'agricoltura della valle», ha spiegato Mario Dandrea mentre per Sandro Dandrea, presidente della Comunità, «il progetto aiuterà le aziende a commercializzare i propri prodotti, spesso di nicchia, allungando la filiera e spuntando prezzi più consoni alla loro qualità».

Sull’originalità e innovatività del percorso, che attraverso bandi pubblici ha dato la possibilità a soggetti privati di intervenire, ha insistito Antonietta Tomasulo di Trentino Sviluppo, auspicando che questo diventi un «modello pilota per il Trentino».

«Ora servono produttori, anche riuniti in consorzi, in grado di garantire prodotti in grande quantità e di qualità standardizzata», ha concluso Stefano Milani, di Milani & Partner.

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