Addio a Michaele, dolore e incredulità

Cerimonia funebre nella chiesa di Sant’Antonio con le ceneri del ragazzo che il 9 ottobre ha ucciso la giovane moglie


di Paolo Tagliente


ROVERETO. Familiari e tanti amici, ieri, nella chiesa di Sant’Antonio a Trento, per dare l’ultimo saluto a Michaele Emmanuel Ocampo Ballestas, il ventottenne colombiano che mercoledì 9 ottobre ha ucciso la moglie, Yurianis Jimenz Cuadrado, strangolandola, e poi si è tolto la vita, gettandosi sotto un treno alla stazione ferroviaria di Rovereto. Nel tempio del capoluogo non la salma del giovane, ma le ceneri, tumulate dopo la cerimonia. Presenti la mamma Edith, i fratelli Augusto, John e Jessica.

Resta ancora in Italia, invece, il corpo di Yuranis, su cui è stata eseguita l’autopsia qualche giorno dopo la tragedia e per il quale il magistrato, in attesa dei risultati dell’esame, non ha ancora firmato il nulla osta all’espatrio. Un documento che i genitori e i tantissimi amici della povera ragazza attendono in ansia, in Colombia, per poterla vedere un’ultima volta e darle finalmente degna sepoltura. Comprensibile lo strazio di mamma Berta e papà Miguel che dopo aver appreso della tragedia - inizialmente in modo frammentario e quindi ancora più doloroso - ora vorrebbero mettere la parola fine a questa vicenda (non certo al loro dolore) accogliendo il corpo della loro figliola. Una tragedia, quella di Michaele e Yuranis, che anche in Colombia ha avuto parecchia eco sulla stampa e che ha lasciato attoniti chi conosceva la giovane e innamoratissima coppia. Erano sposati da 4 anni, ma si conoscevano da quando erano bambini e il loro rapporto era cresciuto del tempo, tanto che anche le loro famiglie erano diventate amiche. Michaele era arrivato in Italia per primo, assieme alla madre, ma dopo qualche tempo era tornato in patria per rinsaldare il rapporto mai chiuso con Yuranis e portarla con sè nel nostro Paese. Sembrava una storia da film, la loro, tanto parevano felici a chi li conosceva. Erano stati a Cavalese, ma poi s’erano trasferiti a Rovereto, nell’appartamento in cui poco meno di tre settimane fa s’è consumato il dramma. Pare ormai certo che a scatenare la furia omicida di Michaele sia stata la gelosia. Una gelosia cresciuta fino ad accecarlo e, alla fine, a sopraffarlo in un raptus di follia. Una gelosia che nel gennaio scorso, in occasione dell’ultimo viaggio in Colombia della coppia, in molti non avevano potuto non notare. Michaele seguiva Yuranis come un’ombra e ogni volta che lei si fermava a parlare con un uomo lui mostrava evidenti segni di insofferenza. Secondo un quotidiano colombiano, il ragazzo era arrivato a piazzare un minuscolo apparecchio gps nel telefonino della moglie per controllarne gli spostamenti.

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