Accusato di tre incendi ora rischia la condanna

Ivo Bonavida è ritenuto il responsabile dei roghi dell’estate 2011 ad Arco La difesa contesta le immagini delle telecamere: sono troppo confuse



ARCO. Per il piromane che nell'estate del 2011 aveva dato fuoco ad un furgone della ditta Pulibenaco, ad un cassonetto delle immondizie, all'insegna dell'Eremo e ad altri beni di minore entità (mentre per il rogo della Fiat Uno della casa di cura Eremo non ci sono prove a suo carico) il pubblico ministero onorario, Elisa Beltrami, ieri mattina ha chiesto una condanna a dieci mesi di carcere. Ma il giudice monocratico (il presidente del tribunale, Corrado Pascucci) ha chiesto qualche giorno di tempo prima di emettere il dispositivo della sentenza, per poter guardare anche il video delle telecamere a circuito interno che - secondo l'accusa e i carabinieri del nucleo investigativo e radiomobile di Riva - ritrae l'imputato mentre si allontana dalla zona dei roghi. Per Ivo Bonavida, personaggio noto alle cronache altogardesane, per «un'esperienza di vita disastrosa« (dalle parole del suo avvocato difensore, Renato Ballardini), invece la difesa chiede una assoluzione, con due formule: o per non aver commesso il fatto, oppure l'assoluzione di secondo grado per la mancanza della prova certa della sua colpevolezza. Ma per sapere come andrà a finire, bisognerà attendere martedì prossimo.

Ieri mattina si è celebrato l'ultimo atto del processo a carico di Bonavida. Lui non era presente in aula, costretto a letto da delicate cure mediche.

Nella sua requisitoria, il pubblico ministero onorario, Elisa Beltrami, ha ripercorso le tappe salienti dei tre episodi a carico di Bonavida. L’accusa ha parlato di responsabilità oggettiva dell'imputato, riconosciuto in un fotogramma del video dalle telecamere a circuito interno da uno dei carabinieri che aveva svolto le indagini. Inoltre, durante la perquisizione, i militari avevano trovato elementi utili a suffragare la tesi incendiaria. Contestando l'azione recidiva e reiterata, ne ha chiesto la condanna.

«Egli nega nella maniera più assoluta di essere l'autore di quegli incendi», ha replicato nella sua arringa l'avvocato Renato Ballardini. Per il difensore «i fotogrammi delle telecamere sono confusi e l'imputato è stato riconosciuto solo da un carabiniere e nella perquisizione non è stato trovato l'elemento essenziale del dolo, ma solo un paio di accendini, troppo poco per accusarlo di aver appiccato l'incendio al furgone della Pulibenaco».(n.f.)

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