Abusi nel centro estivo: condannato

Undici anni e 6 mesi a Giovanni Piovan educatore che aveva lavorato in Primiero



PRIMIERO. Due ore di camera di consiglio, poi la condanna: 11 anni e sei mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, divieto di frequentare i luoghi dove si trovano minorenni e un risarcimento alle parti civili di 200 mila euro complessivi. Non era in aula Giovanni Piovan - l'educatore che aveva gestito due comunità per bimbi con famiglie disagiate nella bassa padovana e un centro estivo nel Primiero - quando alle 15 di ieri il tribunale di Padova ha pronunciato la sentenza.
Una sentenza arrivata a quasi due anni dall'avvio del processo nei confronti dell'ex educatore 47enne, originario di Baone (Pd), finito sul banco degli imputati per violenza sessuale nei confronti di tre ragazzini continuata e aggravata (dalla minore età e dal fatto di essere una persona che li aveva in affidamento per ragioni di educazione) nonché per maltrattamenti. La condanna era nell'aria dopo la durissima requisitoria del pubblico Benedetto Roberti che aveva reclamato ben 16 anni per l'imputato, preannunciando un'inchiesta-bis a suo carico perché altri due ex piccoli ospiti hanno cominciato a raccontare gli abusi subiti nelle due comunità gestite da Piovan nell'Estense. Comunità che erano sotto il controllo dell'Usl 17, eppure mai nessuno (né psicologi né funzionari dell'ente) si era accorto delle violenze sessuali di cui erano vittime alcuni bambini. Bambini «selezionati» con cura da Piovan che amava molto «crescere» coppie di fratellini, prima avvicinandoli con baci e abbracci, poi costringendoli non solo a docce comuni e palpeggiamenti ma anche a rapporti completi. E se qualcuno osava ribellarsi, la vendetta era ineluttabile: permessi per rientrare in famiglia negati, punizioni con isolamento in camera per un mese, lavori da svolgere e divieto di uscire con gli amichetti. Sono tre gli ex ospiti che, ieri, hanno ottenuto il risarcimento per le violenze subite nelle strutture gestite da Piovan e dalla moglie (che non è mai entrata nel processo): due fratelli nati nel 1988 e nel 1987, e un altro ragazzino del 1992, cui sono stati rispettivamente riconosciuti 30 mila, 100 mila e infine 70 mila euro.













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