Con il coltello tenta la rapina alla Rurale 

Verso mezzogiorno un uomo travisato minaccia i cassieri, ma non ottiene un centesimo: le casse sono automatizzate


di Giuliano Lott


ROVERETO. Deve aver valutato che fosse il momento migliore, per tentare una rapina in banca, l’uomo che ieri attorno mezzogiorno si è presentato agli sportelli della Cassa rurale di Lizzana di via Craffonara. Con il grosso delle forze dell’ordine concentrato sui servizi di sicurezza per la tappa del Giro d’Italia e la città spaccata in due dall’asse invalicabile di corso Rosmini, la filiale della Rurale - affacciata sul braccio sud della statale, libero da divieti - si prestava alla perfezione. Ma il rapinatore non ha valutato a sufficienza la situazione ed è rimasto spiazzato dalle cassaforti automatizzate. «È entrato coprendosi la testa con un ombrello, quando lo ha abbassato si è visto che aveva il viso nascosto da una sciarpa chiusa fino a coprire tutto il naso, e con il cappuccio della felpa calato fino sulla fronte» racconta la responsabile di filiale Franca Tomasoni. All’interno in quel momento c’erano solo i due cassieri, Andrea Zanini e Graziano Mazzola. Nessun cliente. Il rapinatore si è avvicinato alla prima cassa e ha estratto un grosso coltello da cucina. «Datemi i soldi» ha ordinato ad alta voce. Ma i cassieri non potevano aiutarlo nemmeno volendo: dopo l’ultima rapina, avvenuta qualche anno fa, la Rurale di Lizzana si è dotata di casseforti automatizzate, temporizzate e dotate di allarme: prima di accedere al contante, il cassiere deve istruire tutta la procedura burocratica e passare una serie di controlli incrociati. Solo alla fine il complesso macchinario eroga la somma richiesta, contata al centesimo. I cassieri non hanno perciò accesso diretto al denaro, ma lo ricevono in base ai dati che vengono inseriti volta per volta, a partire dal nome e dal conto del cliente. «Ha provato con il primo cassiere, poi con l’altro - racconta la responsabile di filiale - ma la risposta è stata la medesima: è impossibile ottenere denaro alle casse. Del resto, ci sono gli avvisi in vetrina, ma forse il rapinatore non ci ha creduto. Tutto è durato un minuto, forse due». La direttrice era fuori ufficio, ma mentre rientrava ha sentito un vociare concitato ed ha atteso che il rapinatore uscisse dalla porta. Lo ha osservato uscire a piedi e risalire via Craffonara ed ha passato l’informazione al commissariato di polizia. Gli agenti hanno preso visione delle riprese dell’impianto di videosorveglianza, sia interno che esterno, e si sono messi sulle tracce dell’uomo. «Poteva avere 30 anni, forse 35» racconta un cassiere, «ma è difficile da dirsi con sicurezza. Si vedevano solo gli occhi, scuri». Parlava italiano senza particolari inflessioni, ma ha pronunciato pochissime parole prima di rendersi conto che gli toccava andarsene senza un centesimo.

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