«Tennis al Brione, scelta inadeguata» 

Gli ambientalisti contro l’ubicazione dei nuovi campi sportivi: «Basta compromessi, si deve trovare una soluzione diversa»



RIVA. «La preoccupazione espressa da Rocco Frizzi per la sorte del terreno agricolo a S. Alessandro, per lasciare spazio ai campi da tennis di Riva, è anche la nostra preoccupazione e dovrebbe essere la preoccupazione dei nostri figli». Gli ambientalisti dell’Alto Garda cambiano bersaglio. O per meglio dire ne aggiungono un altro a quelli già presi di mira come l’ex Argentina, il vallo tomo e il Linfano. E da Arco spostano le loro attenzioni (anche) su Riva.

A finire nel loro mirino è il progetto dell’amministrazione comunale rivana di un nuovo centro tennistico ai piedi del Brione. Una decisione stigmatizzata, nei giorni scorsi, dall’ex consigliere comunale Rocco Frizzi ma che era stata condivisa dall’intero consiglio comunale lo scorso 26 settembre quando era stata votata all’unanimità la mozione presentata dalle minoranze (Campisi di Forza Italia, Matteotti e Prada dei 5 Stelle e Bazzanella), poi emendata, per lo spostamento della sede del circolo tennis sull’area ex Maceri.

«Cosa dire di fronte a una votazione unanime del consiglio comunale, cosa replicare alle ragioni che mostrano che il sacrificio di quei terreni era la scelta più opportuna?», si chiedono il Comitato Sviluppo Sostenibile, il Comitato Salvaguardia Olivaia, Italia Nostra e Wwf. «Con tutto il rispetto verso il civico consesso – si legge nella nota - ci permettiamo di far valere le ragioni del suolo, che non può parlare. Il suolo, quel sottile strato fertile che ricopre parte della terra, è una risorsa scarsa, e delicata. Per formare 5 centimetri di suolo la natura impiega 1000 anni, una volta coperto, impermeabilizzato, si degrada, non è più quello. Il suolo produce cibo, contribuisce a regolare emissioni e sequestro di gas serra e altri gas, trattiene le acque piovane che vengono rilasciate pian piano alimentando le falde e quindi producendo acqua potabile, è sede di almeno un terzo della biodiversità terrestre. E del paesaggio che ne è? La vivibilità di una zona, la gradevolezza dello stare in essa, la sua bellezza dipende dalla destinazione del suolo. Un paesaggio antropizzato, un suolo ricoperto è un ambiente difficilmente accogliente, e infatti nelle città si allevia il disagio del troppo “costruito” con i parchi. Giustamente Frizzi si domanda che effetto farà la terra rossa dei campi, perché il nostro paesaggio della Busa è fatto anche per essere guardato dall'alto. Chi è nato qui dovrebbe averne cura, chi viene dalle grandi città probabilmente ne ha abbastanza di un ambiente “snaturato”».

Gli ambientalisti avrebbero preferito che non si scendesse a compromessi: «Altrimenti si troverà sempre un motivo per sacrificare il suolo o per fantasiose e fantomatiche esigenze di spesa pubblica, come il Comune di Arco con i terreni Amsa a Linfano, o per necessità di spostare il Circolo Tennis, come ora a Riva. Davvero non si poteva trovare un’area già impermeabilizzata per realizzare il Circolo Tennis? Quali saranno le altre impellenti e ineludibili esigenze e opportunità che ci faranno perdere altro suolo? È così che vogliamo trasformare la valle? Serve un cambiamento di mentalità per essere al passo con i tempi. La politica dovrebbe guardare all’assetto futuro, in tutta la vallata, e domandarsi come si vuole sia la Busa. Se ne si vuole mantenere un po’ di bellezza e vivibilità bisogna fermarsi, ora, senza se e senza ma: basta con i compromessi. Non possiamo pensare che non ci siano altre zone meno pregiate e meno ventilate da compromettere».













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