«Piscina più grande solo con l’aiuto di tutti i Comuni» 

Il sindaco di Riva Mosaner si appella alle altre municipalità: «La gestione grava sulle nostre casse ma il servizio è di tutti»


di Matteo Cassol


RIVA. «La piscina Meroni andrebbe ampliata o affiancata da un nuovo impianto: serve però il sostegno finanziario di tutti gli enti, perché Riva non può essere lasciata con un servizio già oggi sovracomunale»: lo ha detto, in Consiglio comunale, il sindaco Adalberto Mosaner, rispondendo alle preoccupazioni relative ai risicati spazi della struttura a fianco delle Sighele nell’ambito della discussione sull’affido della gestione ad Apm (dalla stessa maggioranza, ad esempio, Giuseppe Giuliani del Pd ha sollecitato a pensare a nuovi spazi acqua – rispolverando l’ipotesi della Miralago – orientati in particolare al relax e al benessere, essendo la Meroni più votata all’agonismo).

«È chiaro – ha argomentato Mosaner – che la Meroni è l’unica piscina del territorio e che sulle casse di Riva gravano tutte le spese di gestione (circa 150 mila euro all’anno) di un servizio di cui usufruiscono almeno da tutto l’Alto Garda. Dalla Provincia, è agli atti, hanno riconosciuto che l’Alto Garda non ha un impianto di valenza sovracomunale. La Meroni è nata come una piscina scolastica, poi per vari motivi è “diventata” una piscina pubblica comunale. Ma non risponde alle esigenze del territorio, è piccola e ha bisogno di interventi. In 18 anni per tenerla aperta abbiamo speso quasi 3 milioni di spese correnti di gestione, più circa 1,5 milioni di manutenzione. Cifre enormi per un impianto che è quello che è. Ora serve la partecipazione di tutti per realizzare un centro sovracomunale: Mellarini tra dicembre e gennaio ha promesso che lo prenderanno in considerazione, anche se ormai si dovrà attendere l’insediamento di una nuova Giunta provinciale. Meno di 10 milioni non costerebbe, spese da dividere vista la natura sovracomunale. Ma il discorso vale anche per le spese di gestione: abbiamo visto i costi di Merano, la piscina di Garda è fallita. Servirebbero magari 400 mila euro all’anno di costi di gestione e da soli non saremmo in grado di sostenerli. Abbiamo bisogno di spazi d’acqua, ma l’ipotesi è percorribile solo con la compartecipazione di tutti gli enti».

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