«Non dimenticate la chiesa di Santa Maria Maddalena»

Riva. «Non abbandoniamo all’oblio anche la chiesa di Santa Maria Maddalena, che oggi versa nel più totale degrado». È l’appello alle istituzioni di Alberto Maganzini, da sempre attento osservatore...


Sara Bassetti


Riva. «Non abbandoniamo all’oblio anche la chiesa di Santa Maria Maddalena, che oggi versa nel più totale degrado». È l’appello alle istituzioni di Alberto Maganzini, da sempre attento osservatore del patrimonio storico-artistico di Riva del Garda, che chiede all’amministrazione una maggior attenzione per un edificio che oggi, assieme ad altri, necessita di recuperare l’antico splendore. «La chiesa di Santa Maria Maddalena, sulla Rocchetta che sovrasta Riva, conserva affreschi che riportano scene dei Vangeli, l’unica testimonianza pittorica del 1300 in zona che giace tra la pioggia e la disattenzione – dichiara Alberto Maganzini – è un edificio che insiste su un terreno privato, ma la famiglia proprietaria si è detta disponibile a permettere che vengano effettuati i lavori di recupero e restauro. È necessario, però, un finanziamento pubblico».

Raccolta in un angolo panoramico sopra la città, e affiancata da ciò che rimane di un porticato e di un eremo, la Chiesa fu dotata anche delle reliquie di Sant'Eusebio, uno dei fondatori del monachesimo occidentale. Lasciata in uno stato di degrado nel Quattrocento, nel Seicento fu abitata da eremiti che ne ebbero cura, e vi rimasero fino all'Ottocento. Nel 1550 vi soggiornò anche Giorgio Rioli, detto Siculo, eretico condannato a morte a Ferrara e autore di un'opera dedicata ai cittadini di “Riva di Trento”. «Oggi il nulla – prosegue – nonostante quell’edificio religioso, così come Maso Ronc, l’Eremo di S.Brizio e la Torre di San Giovanni, ma anche l’area archeologica di S.Cassiano e il Conventino dell’Inviolata, in cui c’è un bellissimo chiostro, siano realtà che potrebbero essere rivalutate al fine di attirare un nuovo tipo di turismo, più sensibile, “intelligente” e curioso, attento all’ambiente e al paesaggio». Un turismo d’élite, certo distante da quello di massa. «Il futuro di Riva del Garda sono la fascia lago, l’area ex Cattoi, la Miralago, ma dobbiamo anche creare degli spazi di consumo dell’ambiente che restino nelle memorie – aggiunge Maganzini – d’altra parte è abbastanza chiaro che la città non si presta al turismo di massa, il sovraccarico antropico porta con sé traffico ma anche tensioni».













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