IL CASO

Paccher: "Caccia, in Trentino 6-700 licenze a rischio"

La normativa sul porto d'armi ad uso venatorio al centro di un incontro fra il presidente del consiglio regionale e il questore Garramone



TRENTO. La normativa riguardante la licenza per il porto d'armi ad uso venatorio è stata al centro di un incontro tra il presidente del Consiglio regionale, Roberto Paccher, il questore di Trento, Giuseppe Garramone, e il consigliere provinciale Ivano Job. È stato - dice una nota - un incontro di reciproca conoscenza, nato anche dall'esigenza di portare le istanze nate da parte del mondo venatorio trentino, di cui sia il presidente Paccher, sia il consigliere Job sono espressione.

«Abbiamo voluto incontrare il questore - spiega Paccher - perché abbiamo ricevuto, sia io, sia il consigliere Job, diverse sollecitazioni dal mondo venatorio - una pratica a cui si dedicano, in Trentino-Alto Adige più di 13.000 cittadini - per poter comprendere anche come sarà applicata la nuova normativa. Abbiamo trovato nel questore Garramone una persona molto cordiale e preparata, che ci ha assicurato la massima disponibilità da parte della Questura nel valutare i singoli casi».

«Nel solo trentino, si parla di circa 6-700 licenze a rischio e - sottolinea Paccher - sicuramente occorre un esame caso per caso, ma l'esclusione automatica rappresentava un ostacolo per molti appassionati. La pratica venatoria non è solo uno sport, ma innanzitutto - se praticata secondo le leggi - un modo per vivere la natura e proteggerla. Nessuno più di un cacciatore vuole un ambiente ricco e sano e per questo il nostro impegno è quello di tutelare il territorio e la fauna che vi abita».

Con l'entrata in vigore del Testo Unico delle Leggi di Pubblica sicurezza (Dl. 104/2018),  è cambiata la normativa in vigore inerente il rilascio o rinnovo del porto d'armi anche per l'uso venatorio: mentre prima l'art. 43 della legge prevedeva che, anche in seguito ad avvenuta riabilitazione, fosse automatico il rifiuto del rilascio o rinnovo del porto d'armi a uso caccia a chi fosse stato condannato ad una a una pena detentiva per delitti non colposi, con la nuova formulazione, invece, si chiarisce che se è intervenuta riabilitazione, oggi la concessione del porto d'armi deve essere soggetto alla valutazione della singola situazione personale del richiedente.













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