Valle di Cavedine e Vallelaghi: affluenze in calo

Valle dei laghi. Dopo una campagna elettorale piuttosto intensa, che, causa il coronavirus, al di là delle immancabili provocazioni sui social, si è basata prevalentemente in incontri rionali, ma...


Mariano Bosetti


Valle dei laghi. Dopo una campagna elettorale piuttosto intensa, che, causa il coronavirus, al di là delle immancabili provocazioni sui social, si è basata prevalentemente in incontri rionali, ma soprattutto attraverso il vecchio sistema del porta a porta, alle 15 di ieri si sono chiusi i seggi e per il momento l’unico dato disponibile riguarda l’affluenza alle urne.

Nei 3 comuni della Valle dei Laghi si sono registrati i seguenti dati: nel comune di Vallelaghi, nato dalla fusione dei 3 ex-comuni di Padergnone, Vezzano e Terlago, si sono recati ai seggi 3.084 elettori (1.545 maschi e 1.539 femmine) pari al 68,69% - nel comune di Madruzzo, a seguito di fusione fra gli ex-comuni di Calavino e Lasino, gli elettori sono stati 1.806 (maschi 901 e femmine 906), pari al 70,71% ed infine nel comune di Cavedine 2.054 (maschi 1.025 e femmine 1.029), pari al 66,75%. Un primo raffronto con la precedente consultazione elettorale del maggio 2016 (la prima post-fusione) evidenzia un leggero calo complessivo in tutti e tre i comuni, compreso fra il meno 1,64% e e il meno 1,77%.

Al di là di queste oscillazioni minimali tra una tornata e l’altra, rimane comunque incontrovertibile il fatto che siamo lontani dalle percentuali di affluenza prima delle fusioni; infatti nei 3 ex-comuni, che dal 2016 costituiscono il comune di Vallelaghi, si erano registrate nel 2010 le seguenti percentuali: a Padergnone l’83,88%, a Vezzano il 73,86% e a Terlago l’82,93%.

Non da meno negli ex comuni di Madruzzo: a Calavino l’83,18% e a Lasino addirittura l’84,95%. Queste sostanziali differenze evidenziano la consapevolezza, diffusa fra la gente, che l’accorpamento dei comuni allontana sempre più il cittadino dalle istituzioni del territorio ed in particolare in occasione delle consultazioni elettorali, sia come elettore ma ancor più come persona che si mette in gioco per gestire la cosa pubblica.

Dati che avrebbero dovuto far riflettere a suo tempo il “palazzo”, che di fatto ha fatto calare sulla testa dei sindaci, sia coll’obbligo delle gestioni associate che con la lusinga degli incentivi regionali, l’effetto fusione.













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