Campo profughi: Marco o Roveré

Continua l'ondata di sbarchi sulle coste italiane, il Trentino ha firmato l'intesa: ora deciderà il commissario straordinario


Luca Marsilli


TRENTO.  Mentre prosegue l’ondata di sbarchi con picchi di mille arrivi al giorno, e la prospettiva che le condizioni meteo estive amplifichino ulteriormente il fenomeno, il Governo ha giocato la carta dell’Emergenza Nazionale. Che dopo almeno 15 anni in cui il tema è cardine di campagne elettorali e scontri di popolo, è almeno linguisticamente curioso. Comunque, mentre un ministro dice che è stata qualificata come «emergenza» semplicemente per poter adottare norme emergenziali (autodenunciandosi, se lo si prendesse sul serio) è stato nominato il commissario nazionale, dottor Valenti.

Una sorta di plenipotenziario dell’accoglienza che superando tutti i freni di una gestione ordinaria, potrà di fatto disporre dell’intero territorio nazionale. Sarà lui a scegliere la musica, la balera e gli orchestrali. Tutta quella pletora di parlamentari, consiglieri regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, sindaci e governatori, forse potrà battere la mani a ritmo, ma badando di stare al tempo.

In Trentino, come in Alto Adige e come nelle altre 14 regioni che hanno firmato l’intesa, andrà organizzato un centro di accoglienza temporanea, che il governo definisce «hotspot»: almeno uno per regione o provincia autonoma. Vale a dire un luogo dove gli immigrati saranno custoditi ma anche accuditi, fornendo loro vitto, alloggio, vestiario e cure mediche, oltre alla mediazione linguistico culturale.

E ragionando di almeno qualche centinaio di posti, le soluzioni più probabili - per la nostra zona - sembrano essere due: l’area dell’ex poligono al confine provinciale, tra Roverè della Luna e Salorno, pensando in quel caso a un polo unico regionale cogestito dalla due Province, oppure l’area della protezione civile di Marco. Proprio quella che ha ospitato il campo profughi fino all’insediamento della giunta Fugatti ed alla cancellazione della struttura diffusa di prima accoglienza a cui oggi il Governo nazionale sembra voler tornare.

Il governatore dell’Alto Adige Arno Kompatscher già ieri ha indicato proprio nell’area di Salorno la propria offerta per il Cpr dell’Alto Adige, parlando di «soluzione regionale». A Bolzano ha detto «è importante essere accoglienti verso chi rispetta le regole, ma lo Stato di diritto deve fare in modo che chi non le rispetta possa essere allontanato». Kompatscher ieri ha ricordato che il commissario delegato allo stato d'emergenza migranti, il prefetto Valerio Valenti, «conosce molto bene il territorio altoatesino», essendo stato a lungo commissario del governo a Bolzano.

Secondo il governatore, ex strutture militari hanno alcune caratteristiche idonee per ospitare in futuro un Cpr e ha invitato il ministero ad effettuare dei sopralluoghi per individuarne un possibile sito. Fugatti non ha ancora dato segnali. Non almeno ufficiali, ma nemmeno ai sindaci. Se qualcuno se ne sta occupando, insomma, lo sta facendo senza coinvolgere i territori. Fra Roverè della Luna e Salorno l’area è di proprietà del demanio militare, oggi ufficialmente «Area addestrativa del Reggimento Genio». Ospita edifici interessanti come capienza, ma anche ampi piazzali dove ospitare alloggi temporanei.

A Marco, qualche chilometro a sud di Rovereto, con lo smantellamento del campo profughi l’area è tornata in pieno possesso della Protezione Civile. La stessa che esprime il commissario, per essere diretti. Il campo profughi che contava su tendoni per i servizi comuni e su un grande spazio chiuso e coperto all’interno del quale erano protetti i moduli abitativi e quelli servizi, sostanzialmente dei container. Non ne è rimasto nulla. Ma restano e spuntano dal terreno tutti i “sottoservizi”: acqua, gas, elettricità, fognature. Non servirebbe molto per riallestire un campo: montare quello che si è smontato e procedere agli allacciamenti.













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