Basket Serie A

La dieta Owens: cucina italiana, dosi americane

Josh al ristorante tra gnocchi e ossobuco: "Qui mi mancano le colazioni con il pancake"


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Quanto salta Josh Owens. E quanto mangia! Del resto, per alimentare la montagna di muscoli che nasconde sotto la felpa, ce ne vogliono di calorie. Ma la curiosità di vedere il centro della Dolomiti Energia alla prese con il menù di un ristorante italiano era troppo forte. Per un “piccolo genio” uscito da Stanford come Josh ci voleva un “signor locale” come lo Scrigno del Duomo, dove assieme a Owens abbiamo pranzato ieri: gnocchi, ossobuco e strudel, con l’immancabile bicchiere di Alte Masi, in ossequio alla Cavit, sponsor della società bianconera. Un pranzo che si è trasformato presto in un’interessantissima conversazione: dalla cucina italiana a quella americana, dalla dieta degli sportivi e quella dei comuni mortali; dalle serate trascorse a seguire la Delta Informatica alle illustri colleghe di Josh in giro per l’Italia, la pallavolista Alix Klineman – che ha appena vinto la Coppa Italia femminile con Novara – e la cestista di Schio Chiney Ogwumike, già rientrata negli States per un grave infortunio. «Ma sono solo amiche», dice.

[[(Video) A pranzo con Josh Owens]]

Josh, lo capisce il menù?

Il mio italiano è migliorato, ma non così tanto per riuscire a interpretare un menù così raffinato. Però gli gnocchi con il nero di seppia li ho trovati anche al Tony’s restaurant.

Il Tony’s restaurant quale sarebbe?

Scusa, intendevo il Merendero, è il locale preferito di Mitchell. La cucina italiana mi piace molto, il problema a volte sono le dosi... Per quello preferisco cucinare a casa quello che mangio. L’altro giorno mi sono fatto mezzo chilo di salmone alla griglia: 20 minuti per cucinarlo, 10 per mangiarlo, tutto.

Mangia così tanto anche dopo la fine della stagione, o è un’esigenza che avverte solo quando gioca?

Diciamo che più o meno mangio sempre alla stessa maniera, anche perché quando torno a casa mangio cose che qui non riesco a trovare e un po’ mi mancano.

In estate come fa a tenersi in forma?

Per la prossima non ho ancora programmi, ma nelle ultime tre stagioni mi sono accordato con il mio preparatore di Stanford. Dopo un periodo di riposo assoluto, l’ho raggiunto all’università per lavorare assieme a lui.

Diceva che ci sono cibi americani che le mancano. Quali?

Non un cibo in particolare, più in generale le colazioni americane. L’altro giorno, ad esempio, avevo voglia di pancake e qui non ho la padella per prepararlo, mentre invece sono riuscito a farmi i french toast: pane, uovo, cannella, estratto di vaniglia e noce moscata.

Com’erano gli gnocchi con le sarde?

Deliziosi, se ce ne fosse stato qualcuno in più sarebbero stati perfetti. Scherzi a parte, io sono alto 2 metri e 6 centimetri, queste sono razioni da uomini che in media sono alti un metro e 80, anche meno... È anche vero che negli Stati Uniti mangiano dosi da 2 metri anche quelli che sono alti un metro e 60, infatti c’è un sacco di gente sovrappeso, ma credo che la differenza la faccia soprattutto la qualità del cibo: le classi sociali più modeste sono attratte dai fast food, che hanno dei prezzi davvero competitivi; quelle più abbienti potrebbero mangiare meglio, ma non hanno il tempo per farlo perché sono troppo stressate dal lavoro e non fanno attenzione alla dieta. In più, la differenza più grande è che in Italia il gesto di sedersi a tavola ha un’importanza sociale che negli Stati Uniti non ha.

Qual è il suo rapporto con il vino?

Negli Stati Uniti non lo bevevo nemmeno a Stanford, che è vicina alla Napa Valley, dove viene prodotto. Bevevo acqua e non mi ponevo nemmeno il problema, mi succedeva davvero raramente di bere vino. In Italia, invece, mi sto abituando a berne un bicchiere a tavola.

Qual è il rapporto che uno sportivo professionista deve avere con gli alcolici?

Io mangio e bevo quello che fa bene alla mia salute, può appunto capitare che io beva un bicchiere di vino. Negli Stati Uniti, specie nei college, c’è una cultura del bere da Animal House, ma per gli atleti ci sono delle raccomandazioni, perché ovviamente può avere delle ricadute negative sulla carriera. Il problema è che gli alcolici sono vietati fino ai 21 anni, ma i ragazzi arrivano al college e si sbronzano proprio per quello.

Con la Dolomiti Energia in trasferta osservate la dieta mediterranea, negli States come andava?

Al college succede più o meno la stessa cosa, nel senso che è lo staff a scegliere il menù. I professionisti, invece, mangiano quello che vogliono.

L’ossobuco le è piaciuto?

Buonissimo, decisamente più vicino ai miei gusti americani.

Di dolce cosa gradisce?

La crema catalana.

Scelta “freudiana”? Sogna di andare a giocare l’Eurolega a Barcellona?

No, anche perché le coppe europee potrei giocarle anche con Trento.

Meglio così, anche perché la crema catalana è finita. Va bene lo strudel con le mele dello sponsor?

Benissimo.

Scherzi a parte, i vostri tifosi possono davvero continuare a sognare...

Ogni squadra deve definire i propri standard approssimando per eccesso, solo così si può crescere. Ovviamente, per farlo ci vuole consistenza e non bisogna scoraggiarsi se qualcosa non funziona. Quella di Trento è una realtà virtuosa: l’approdo in Serie A è solo la tappa di un percorso che la porterà ancora più in alto. Salute!

Twitter: @mauridigiangiac

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