Vecchi mobili per il centro Alzheimer 

Li cerca la casa di riposo di Strigno per allestire in modo innovativo gli spazi per gli anziani affetti da questa malattia


di Marika Caumo


CASTEL IVANO. Letti, armadi, comodini, sedie, tavoli, credenze di "una volta" per dare una qualità di vita migliore ai malati di Alzheimer. Per farli sentire a casa loro. La casa di riposo Redenta Floriani di Strigno è, infatti, alla ricerca di arredamento domestico datato, in buono stato. E lancia un appello a coloro che conservano ancora questo materiale, che servirà per allestire il nucleo "A Piccoli Passi", destinato a persone con demenza e ospitato nella nuova grande struttura che si conta di poter aprire a settembre. Un nucleo speciale, frutto di un progetto, pensato e studiato a lungo per calarsi nella realtà di questa Apsp.

«La Redenta Floriani è titolare di un nucleo per demenze, accreditato per 10 posti letto», spiega il direttore Marco Saggiorato, ricordando come l'attuale palazzina non sia adatta a questo tipo di assistenza. «Serve un ambiente ad hoc, una collocazione fisica specifica che nella nuova struttura abbiamo predisposto», aggiunge. Con lui il presidente della Apsp, Aldo Tomaselli.

Con loro facciamo un passo indietro, al 2015, quando si da vita al progetto con l'aiuto del consulente psicologico della struttura, Alessio Pichler, che ne è responsabile scientifico. Si è individuato un gruppo di dipendenti che volontariamente hanno affrontato una formazione e aggiornamento per quasi due anni sulle tecniche di assistenza specifica per questo tipo di patologia, sulle quattro scuole di pensiero, visitando strutture in Trentino e fuori provincia che applicano questi quattro modelli assistenziali. «Da qui è stata fatta una sintesi, prendendo da due di questi modelli gli elementi più confacenti alla nostra realtà», precisa il direttore. Oggi la demenza e l'Alzheimer sono un problema sociale e spesso le famiglie si sentono sole, isolate nell'affrontarlo. «Nella convinzione che la cura della malattia dell'anziano è, nei fatti, un problema collettivo, abbiamo voluto coinvolgere la comunità, il territorio. Per curare queste persone e limitare la contenzione farmacologica è necessario infatti un ambiente idoneo e libero, che richiami l'esperienza familiare in termini di struttura ed arredamento», prosegue Saggiorato. Non un ambiente ospedaliero o da Apsp, ma il più possibile simile a quello domestico conosciuto dal paziente prima della malattia. Nei malati di Alzheimer infatti rimangono vive le emozioni passate: con loro si lavora sulla parte emotiva, i ricordi. Creando le condizioni, anche ambientali, che permettono un decorso più lento della malattia ed una maggior qualità della vita.

Il progetto del nucleo "A Piccoli Passi" è stato approvato lo scorso anno ed è ora nella sua fase operativa. Il primo intervento riguarda la partnership con la popolazione: aiutandola a prendere coscienza di questa patologia che riguarda tutti, coinvolgendola nel progetto, chiedendogli di farsi parte attiva aiutando nel recuperare tutti quegli arredi che una volta erano parte della propria abitazione. Si sono svolte due serate informative, una per i volontari della Apsp e l'altra con le istituzioni ed aperta a tutti, ed in questi giorni saranno affissi i manifesti nelle famiglie cooperative, comuni, ambulatori medici, ecc. «Chi ha in casa vecchi mobili che non usa, chiamateci. Noi poi li sistemiamo, li restauriamo e li mettiamo a norma. Sono necessari per ricostruire gli ambienti del nucleo, dalle camere alla cucina, al soggiorno», spiega Tomaselli. Un nucleo che è dunque la ricostruzione di un ambiente tridimensionale di un ambiente conosciuto e caro agli anziani: esperienza che in regione esiste solo ad Egna. E gli effetti sono evidenti, con la riduzione dei trattamenti farmacologici e dell'aggressività dei pazienti.

Il nucleo sarà indipendente e troverà sistemazione al piano terra della nuova struttura: 10 posti letto con servizi igienici, salottino e cucinetta, oltre ad un giardino con percorso circolare dedicato con accesso da ogni stanza, nella massima sicurezza. Obiettivo, burocrazia permettendo, è di entrare a settembre. Al contempo si procederà con l'autoformazione: si parte con il gruppo già formato e a seguire tutto il personale affronterà un percorso formativo in modo da capire chi si sente portato ed è idoneo a lavorare nel nucleo al fine di costituire una squadra stabile e completa di professionisti.













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