Rete di Riserve Lagorai il progetto è a rischio 

I Comuni di Samone, Bieno, Cinte e Pieve Tesino si sono chiamati fuori e tutto ora è in forse: deciderà la Provincia. Pedenzini: «Quella del Brenta invece decolla»


di Marika Caumo


BORGO. Sì alla Rete di Riserve del Brenta, in forse quella del Lagorai. I due progetti, portati avanti da molti mesi, si apprestano a prendere strade diverse. Se, infatti, la Rete che mira a sviluppare l'area che si snoda attorno al Brenta ha trovato l'accordo quasi unanime dei Comuni territorialmente coinvolti e per l'autunno potrebbe prendere ufficialmente il via, per il percorso che puntava a istituire la rete di Riserve Lagorai, che dal Primiero arriva fino in Valsugana, ci sono state diverse defezioni.

Ma andiamo con ordine. Nell'ambito del progetto europeo Life+Ten (Trentino Ecological Network) è stato proposto un percorso partecipato per la gestione integrata della Rete Natura 2000 in Trentino, conciliando le esigenze connesse alla tutela di specie e habitat con lo sviluppo socioeconomico e prevedendo una forte integrazione con il comparto agricolo e turistico. Nell'ambito del progetto sono stati condotti due studi, uno per la valle del Brenta, che copre un territorio molto esteso e variegato, dove si trovano numerose aree protette, corsi d'acqua e contesti umidi di pregio naturalistico, e uno per la vasta area del Lagorai, territorio dalle molte peculiarità. Numerosi gli incontri per i due progetti, portati avanti parallelamente, che hanno visto tra i promotori la Provincia e le Comunità di valle di Alta e Bassa Valsugana. Sono stati definiti gli Ato (ambito territoriale omogeneo), gli obiettivi per la loro tutela, miglioramento e valorizzazione, anche in chiave educativa e ricreativa, le azioni e i progetti per raggiungerli. La Rete, va ricordato, non è una nuova area protetta, ma un modo nuovo di gestire e valorizzare quelle esistenti, né prevede l’introduzione di nuovi vincoli. L’amministrazione delle aree protette è stata per molti anni portata avanti dalla Provincia, la volontà ora è quella di delegare ai Comuni la gestione delle risorse naturali territoriali.

L’accordo di programma che da vita alle Riserve viene stipulato tra la Provincia e i Comuni che concorrono in una determinata area, ha durata triennale ed è rinnovabile. Oltre a contenere le linee guida per la gestione delle risorse territoriali, l’accordo individua l'ente “capofila”, motore amministrativo del progetto, ed a composizione degli organi di governance della Rete.

«Per quanto riguarda la rete di riserve Fiume Brenta, è stata predisposta un'ipotesi di accordo di programma tra gli enti coinvolti, un accordo finanziario sul triennio e anche tecnico, con le azioni da perseguire e le linee guida - spiega Attilio Pedenzini, presidente della Comunità Valsugana e Tesino -. La documentazione è stata inviata in Provincia, che darà la sua valutazione e una volta approvato passerà nei consigli comunali e nei consigli delle comunità di valle. Presumibilmente per l'autunno potrebbe partire». La Comunità Valsugana e Tesino è l'ente capofila della rete di riserve del Fiume Brenta, con lei anche la Comunità Alta Valsugana e Bernstol, il Bim Brenta e i Comuni di Altopiano della Vigolana, Borgo, Calceranica al Lago, Caldonazzo, Castel Ivano, Grigno, Levico Terme, Novaledo, Pergine Valsugana, Roncegno Terme, Ronchi, Tenna, Torcegno e Vignola Falesina.

Diverso il cammino per l'altra rete di riserve, quella del Lagorai. «Non tutti i Comuni hanno aderito al progetto. La prossima settimana avremo un incontro con l'assessore competente, Mauro Gilmozzi. Nel frattempo abbiamo chiesto alla Provincia come procedere e attendiamo la risposta», prosegue Pedenzini. A fronte dell'adesione di Comunità di valle, Bim Brenta e dei Comuni di Canal San Bovo, Castello Tesino (che è anche ente capofila), Castel Ivano, Scurelle, Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano, c'è stato il no di Samone, Bieno, Cinte e Pieve Tesino. «Anche per la Rete di Riserve del Brenta abbiamo avuto qualche defezione (i Comuni di Castelnuovo e Ospedaletto, ndr), ma in quel caso c'è comunque continuità, anche ambientale e il percorso può proseguire tranquillamente», aggiunge il presidente Pedenzini.

Insomma, la rete di riserve del Lagorai probabilmente non vedrà la luce, così come il Parco naturale agricolo del castagno, che coinvolgeva i Comuni di Torcegno, Ronchi e Roncegno: gli ultimi due non hanno aderito e in mancanza di due interlocutori su tre il progetto è saltato. «Ma i tre Comuni hanno potuto rientrare nella Rete di Riserve del Brenta, dove tra l'altro è prevista un'azione sui castagni», conclude Pedenzini.













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