primiero 

L’abuso edilizio è del “Condominio Dolomia” 

Il ricorso al Consiglio di Stato è da sempre erroneamente riferito a “Villa Salomoni”



PRIMIERO. Nell’edizione di venerdì scorso del Trentino abbiamo dato conto di un’interrogazione presentata in Provincia dal consigliere del M5S, Filippo Degasperi, con la quale chiedeva “quali sono le ragioni dell’irragionevole durata del processo pendente al Consiglio di Stato in merito all’abuso urbanistico di Villa Salomoni”. La signora Roberta Bonfà, che risiede nel “Condominio Villa Salomoni”, ci ha fatto notare che quel condominio non ha alcuna pendenza giudiziaria, mentre le pendenze riguardano l’adiacente “Condominio Dolomia”. E la signora ha perfettamente ragione. La questione nasce dal fatto che i due grossi condomini sono stati costruiti entrambi sul lotto edificabile del “compendio Villa Salomoni”, un vecchia nobile villa con un grande giardino intorno. Il primo condominio a essere costruito è stato quello che in seguito è stato chiamato “Condominio Dolomia”, ma che da sempre è stato comunemente inteso come “Condominio Villa Salomoni” e in tutte le occasioni, anche giudiziarie, nelle quali si è parlato di esso, è stato citato con quella formula. Purtroppo, costruito successivamente il condominio abitato ora dalla signora Bonfà, venne attribuita proprio la denominazione “Villa Salomone”. Ci spiace per il equivoco, ma il “presunto abuso”, almeno fino al momento non essendoci stata una sentenza definitiva, è stato per anni al centro della cronaca per il suo grosso impatto sull’opinione pubblica che ha sempre identificato quel condominio come “Villa Salomoni”; solo i diretti interessati sanno la vera denominazione: se si fosse citato “Condominio Dolomia” sarebbero stati in pochi a capire di cosa si parlava.

La vicenda inizia con la concessione edilizia del 2004 riguardante il lotto della Villa Salomoni da parte dell’allora amministrazione retta da Marino Simoni e dalla successiva segnalazione della minoranza (nel 2006) agli uffici della Provincia che rilevarono difformità edilizie dell’edificio (ora Condominio Dolomia) e l’ingiunzione di demolizione del garage per 5 metri e della parte dell’edificio che eccede l’altezza massima prevista (2,80 metri e cioè tutto l’ultimo piano). Il ricorso al Tar contro l’ingiunzione - come scrive il consigliere Degasperi- presentato dal progettista ingegner Paolo Secco contro la Provincia, con “interventum ad adiuvandum” del Comune di Transacqua, e dalla Dolmen Costruzioni contro la Provincia e nei confronti del Comune di Transacqua, con “interventum ad adiuvandum” dell’ingegner Paolo Secco, venne respinto (luglio 2008). Nel novembre 2008 la sentenza venne impugnata al Consiglio di Stato e da allora tutto tace. (r.b.)













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