«Il Comune si deve costituire contro chi impose il vallo tomo» 

Il M5S di Mori: i cittadini si sono mobilitati contro l’opera e avevano ragione. Danni gravissimi, ne chiederemo conto



MORI. Il M5S di Mori accoglie con favore la manifestata intenzione da parte del Comune di non costituirsi parte civile nel procedimento contro chi aveva invaso e bloccato il Consiglio comunale per protestare contro il vallo-tomo, ma rilancia: «L’ente pubblico si costituisca invece contro chi ha portato avanti l’opera».

«L’eclatante protesta culminata con la consegna e lo spargimento della terra delle fratte demolite e la contestuale interruzione del Consiglio – dicono i consiglieri Renzo Colpo e Nicola Bertolini – fornisce un solo fotogramma. L’origine della vicenda vede la responsabilità primaria dell’amministrazione comunale nell’essersi spogliata delle proprie competenze e responsabilità in tema di rappresentanza dei censiti, di protezione dell’incolumità dei cittadini e di tutela del proprio territorio, demandando ad altri scelte e decisioni. I moriani non sono stati tutelati e garantiti nei loro diritti di partecipazione ma abbandonati dal Comune e presi in giro dalla Provincia con la messa in scena di un ambiguo stato di emergenza. Ciò ha portato a una mobilitazione popolare non solo ovvia, ma piena di lodevole impegno e passione civica, con un enorme lavoro volontario di formazione, informazione, coinvolgimento, studio, confronto per la formulazione di proposte all’ente pubblico. La sordità alle legittime istanze, l’arroganza nel confronto ha portato al nascere di varie forme di mobilitazione e di protesta pacifiche e non violente. La nostra comunità è stata per mesi militarizzata e la zona del cantiere sottoposta a sorveglianza armata giorno e notte senza alcun atto di violenza o di vandalismo che ne abbia fornito motivo». Per i pentastellati non ci sono stati «atti gratuiti di tipo delinquenziale o vandalico, ma atti “forti” di protesta, civile, democratica e nonviolenta da parte di cittadini normali, a nostro modo di vedere addirittura esemplari, indotti dagli interlocutori pubblici che avrebbero dovuto gestire la situazione ma che, per incapacità o per precisa volontà, non lo hanno fatto. La demolizione del diedro è avvenuta con le modalità alternative di fissaggio e contenimento proposte fin da principio dai cittadini critici verso il progetto “pirotecnico” predisposto dalla Provincia, modalità hanno reso evidente la mostruosa inutilità dell’opera e le sacrosante ragioni della protesta. Oggi sono palesi gli errori marchiani, l’arrogante pochezza e le pesanti responsabilità di molti politici e tecnici coinvolti. Responsabilità che hanno condotto a danni incalcolabili in termini paesaggistici, ambientali e sociali e a danni ingentissimi, e calcolabili, di tipo economico. Di questi danni sarà presto chiesto conto ai responsabili. Qui il Comune – concludono Colpo e Bertolini – avrà il dovere di costituirsi parte civile». (m.cass.)

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