Vitalizi d’oro, Civico si dimette da capogruppo

Sofferta decisione comunicata all’improvviso ieri ai colleghi con una mail. Il consigliere era al centro di polemiche per il suo ruolo nell’ufficio di presidenza


di Giuliano Lott


TRENTO. Mattia Civico lascia la carica di capogruppo del Pd in consiglio provinciale e regionale. La notizia era nell’aria, ma era stata smentita con tanto di «rinnovata fiducia» da parte dei colleghi consiglieri neanche dieci giorni fa. Lo scandalo dei vitalizi d’oro, la pressione mediatica e dell’opinione pubblica hanno tuttavia indotto Civico ad una assunzione di responsabilità definitiva, in grado di liberare lo stesso gruppo del Pd da un imbarazzo che negli ultimi tempi era diventato effettivamente difficile da gestire.

La comunicazione è stata fatta ieri tramite mail inviata ai colleghi consiglieri, ma la notizia - come è ovvio - si è subito diffusa all’interno del partito. Bocche cucite da parte di tutti, anche se qualche indiscrezione è comunque filtrata. Nella sua lunga lettera Civico avrebbe ricordato il suo ruolo all’interno del vecchio ufficio di presidenza in Regione (quello che ratificò i maxi vitalizi) spiegando di non aver avuto alcuna responsabilità diretta nella decisione. Poi una lunga riflessione personale, sulle ragioni del suo impegno in politica e sul senso - oggi - di impegnarsi ancora anima e corpo per la «cosa pubblica».

Ragioni profonde e fondate, che però non hanno potuto risolvere quel «nodo» legato alle sue (presunte) responsabilità nella vicenda dei vitalizi collegate oggi alla carica di portavoce dei consiglieri del Pd. Nelle scorse settimana lo stesso Civico aveva ripetuto di aver espresso proprio in ufficio di presidenza i propri dubbi sulla delibera delle pensioni d’oro e chiesto approfondimenti che a suo avviso non sarebbero arrivati. Resta il fatto che nelle ultime settimane il suo ruolo si è ulteriormente appesantito dopo l’apertura delle due inchieste (prima quella penale e poi quella della Corte dei Conti) che potrebbero vedere lo stesso Civico (come gli altri membri dell'ex ufficio di presidenza) chiamato dalla magistratura a rispondere come persona informata sui fatti.

Proprio il Trentino, una decina di giorni fa, aveva raccontato del forte disagio crescente dentro al gruppo consiliare tanto che alcuni componenti avevano allora sondato la disponibilità di Civico a fare un passo indietro, per garantire una maggior serenità al gruppo. Il giorno dopo dal gruppo consiliare era arrivata però una nota che riconfermava la fiducia nel capogruppo, benché con toni non certo rassicuranti: «La concentrazione di consiglieri e assessori - era stato scritto - è rivolta all'approvazione della finanziaria. Ogni altra ipotesi giornalistica non è al momento all'ordine del giorno, e pertanto il gruppo riconferma la fiducia nei confronti di Civico».

Insomma: una fiducia «a tempo», tempo che però un partito come il Pd non può chiedere su un tema - quello dei costi della politica - che rappresenta un punto caratterizzante del mandato del suo segretario nazionale Renzi, ma anche della neo segretaria trentina Giulia Robol. Civico ha capito che per ridare libertà d’azione al suo partito, ma anche a se stesso, avrebbe dovuto fare un passo indietro, eliminando ogni imbarazzo e possibile argomento di attacco politico. Lo ha fatto. Gli va riconosciuto.













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